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Brocca in maiolica italiana, manifattura Ferretti, Lodi CIRCA 1770 - 1780
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Brocca in maiolica
Antonio Ferretti Produzione
Lodi, circa 1770-1780
Maiolica policroma decorata "a piccolo fuoco".
Misura 8,66 x 8,66 x 4,33 pollici (22 x 22 x 11 cm).
Peso: 1,13 lb (0,517 kg)
Stato di conservazione: lievi scheggiature dovute all'uso sul bordo del piede, incollaggio mimetico nella parte superiore dell'ansa.
Questa brocca in maiolica ha un'apertura con un lungo becco triangolare e un bordo leggermente estroflesso che si alza nella parte posteriore dove si attacca l'ansa. Questa è portata verso l'alto ed è composta da due "C" opposte, una delle quali è arcuata. Il corpo costolato si allarga alla base per formare un calice arrotondato, che a sua volta si restringe in un alto gambo e si allarga nuovamente in un piede largo, anch'esso costolato, leggermente estroflesso e con una base concava.
La superficie è ricoperta da uno spesso smalto bianco e il dipinto è corposo e ricco di soggetti. La decorazione, concentrata sulla parte anteriore, è composta da un bouquet di fiori e rose accompagnato da piccoli fiori e foglie; semi di fiori e foglie riempiono la restante superficie.
Questa brocca accompagnava la dotazione di una complessa tavola settecentesca e in teoria fungeva da recipiente per versare i liquidi: sia in abbinamento a una vasca per lavarsi le mani, sia per versare il vino nei bicchieri - non presenti sul tavolo - offerti da camerieri dedicati a ogni commensale.
La decorazione utilizzata in questo caso è un fiore sagomato, dipinto a getto, con molto materiale. È tra i più riusciti della manifattura lodigiana di Antonio Ferretti dopo il 1760.
Sono poche le opere simili conosciute in collezioni pubbliche o private che possono dare al contenitore una conferma stilistica, anche se non morfologica: si distingue per la complessità della forma; infatti, il piede, ma non l'ansa, mostra somiglianze con un'opera della collezione privata di Lodi, confermando così l'utilizzo di più stampi nella lavorazione (F. Ferrari, La ceramica di Lodi, Lodi 2003, p. 276, n. 230).
Esiste anche un beccuccio in una collezione privata che è più simile in termini di morfologia del corpo e dei piedi. Anch'essa condivide con il nostro lavoro la scelta stilistica di un fiore sagomato realizzato con un gran numero di pigmenti. Tuttavia, ha il bouquet di fiori distribuito ai lati del corpo (S. Levy, Maioliche settecentesche lombarde e venete, Milano 1962, tav. 183).
Questo stile decorativo rappresentò un punto di forza della manifattura di Lodi, che si affermò grazie alla vivacità dei colori resa possibile dall'introduzione di una nuova tecnica perfezionata da Paul Hannong a Strasburgo e successivamente introdotta da Antonio Ferretti in Italia. Il processo di produzione, chiamato "piccolo fuoco", permise l'utilizzo di un maggior numero di colori rispetto al passato; in particolare, fu introdotta la porpora di Cassio, un rosso ottenuto dal cloruro d'oro. Il suo utilizzo ha permesso di ottenere molte altre tonalità e sfumature, dal rosa al viola.
La famiglia Ferretti iniziò la sua attività di produzione di maioliche a Lodi nel 1725.
Il capostipite Simpliciano iniziò l'attività acquistando un'antica fornace nel 1725 e, in effetti, abbiamo testimonianze della piena attività delle fornaci a partire dall'aprile dello stesso anno (Novasconi-Ferrari-Corvi, 1964, p. 26 n. 4). Simpliciano avviò una produzione di eccellenza anche grazie alla proprietà di cave di argilla a Stradella, non lontano da Pavia. La produzione ebbe un tale successo che nel 1726 un decreto della Camera di Torino arrivò a vietare l'importazione di ceramiche straniere, soprattutto da Lodi, per proteggere la produzione interna (G. Lise, La ceramica a Lodi, Lodi 1981, p. 59).
Nelle sue fasi iniziali, la manifattura produceva maoliche dipinte con la tecnica "a gran fuoco", spesso in monocromia turchese, con ornamenti derivati da moduli compositivi in voga a Rouen in Francia. Questo anche grazie alla collaborazione di pittori come Giorgio Giacinto Rossetti, che appose il suo nome sui migliori esemplari accanto alle iniziali della fabbrica.
Nel 1748 Simpliciano fece testamento (Gelmini, 1995, p. 30) nominando erede universale il figlio Giuseppe Antonio (detto Antonio). Dopo il 1750, quando Simpliciano morì, Antonio si occupò direttamente della fabbrica di maioliche, aumentandone le fortune e raggiungendo una reputazione a livello europeo. Particolarmente importante fu la già citata introduzione nel 1760 dell'innovativa lavorazione "a piccolo fuoco" che, ampliando il repertorio ornamentale con temi floreali di ispirazione sassone, fu in grado di competere commercialmente con le porcellane tedesche che avevano nella naturalistica Deutsche Blumen una delle loro offerte più rinomate. Antonio Ferretti comprese e promosse questa tecnica e questa decorazione, proponendola in una versione più fresca e correttiva, meno legata alle tavole botaniche, sia con o senza linee di contorno, sia in monocromia viola o verde. Dopo gli sforzi per introdurre nel settore tecniche di produzione più industriali, anche la manifattura Ferretti, nell'ultimo decennio del XVIII secolo, iniziò ad avviarsi verso il declino nonostante i suoi tentativi di adattare la produzione ai gusti neoclassici.
Nel 1796 la battaglia napoleonica per la conquista del ponte di Lodi sull'Adda compromise definitivamente le fornaci. La produzione riprese, anche se in modo piuttosto stentato, fino alla morte di Antonio, avvenuta il 29 dicembre 1810. (M. L. Gelmini, pp. 28-30, 38, 43 sgg., 130-136 (per Simpliciano); pp. 31 sgg., 45-47, 142-192 (per Antonio).
Bibliografia
C. Baroni, Storia delle ceramiche nel Lodigiano, in Archivio storico per la città e i comuni del circondario e della diocesi di Lodi, XXXIV (1915), pp. 118, 124, 142; XXXV (1916), pp. 5-8;
C. Baroni, La maiolica antica di Lodi, in Archivio storico lombardo, LVIII (1931), pp. 453-455;
L. Ciboldi, La maiolica lodigiana, in Archivio storico lodigiano, LXXX (1953), pp. 25 sgg;
S. Levy, Maioliche settecentesche lombarde e venete, Milano 1962, pp. 17 sgg., tav. 183;
A. Novasconi - S. Ferrari - S. Corvi, La ceramica lodigiana, Lodi 1964, ad Indicem; Maioliche di Lodi, Milano e Pavia (catal.), Milano 1964, p. 17;
O. Ferrari - G. Scavizzi, Maioliche italiane del Seicento e del Settecento, Milano 1965, pp. 26 sgg;
G. C. Sciolla, Lodi. Museo civico, Bologna 1977, pp. 69-85 passim; G. Lise, La ceramica a Lodi, Lodi 1981;
M. Vitali, in Storia dell'arte ceramica, Bologna 1986, p. 251;
M. A. Zilocchi, in Settecento lombardo, Milano 1991, pp. 492-496;
M. L. Gelmini, in Maioliche lodigiane del '700 (cat. mostra Lodi), Milano 1995,
R. Ausenda (a cura di), Musei e Gallerie di Milano. Museo d'Arti Applicate. Le ceramiche. Tomo secondo, Milano 2000, pp. 213-220;
Felice Ferrari, La ceramica di Lodi, Lodi 2003, pag. 276, n. 230.
- Creatore:Antonio Ferretti (Produttore)
- Dimensioni:Altezza: 22 cm (8,67 in)Larghezza: 11 cm (4,34 in)Profondità: 22 cm (8,67 in)
- Stile:Rococò (Del periodo)
- Materiali e tecniche:Maiolica,Smaltato
- Luogo di origine:
- Periodo:1770-1779
- Data di produzione:1770
- Condizioni:Riparato: Incollaggio mimetico nella parte superiore dell'anello. Lievi mancanze. Leggera scheggiatura dovuta all'uso sul bordo del piede, incollaggio mimetico nella parte superiore del passante.
- Località del venditore:Milano, IT
- Numero di riferimento:1stDibs: LU4352222926222
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