Tatiana Levchenko

Dialogo, 70x100cm, acrilico, olio, tela

2018

Per me il processo creativo non è un atto estetico, ma piuttosto una ricerca. Ho cercato il mio modo di ricostruire il corpo spirituale. Per anni ho utilizzato due metodi creativi che, seguendo Wassily Kandinsky, chiamerei "impressioni" e "improvvisazione". Mi piace lavorare a partire dalla natura, permettendomi un certo stato di libertà dalla necessità di documentare letteralmente ciò che vedo, tuttavia la mia presenza in un luogo e in un momento rimane di grande importanza. Wassily Kandinsky nella sua opera Concerning the Spiritual in Art chiama questi stati "impressioni". Mi ispiro alla consistenza e all'energia del corpo umano, alla sua grazia e alla pulsazione di una forma biologica. In questi momenti, lavoro sotto l'impressione di emozioni momentanee, affidandomi al gesto, al mio umore e al mio senso del colore. Il secondo approccio è l'immersione psicologica, quando mi immergo nella mia intuizione, lasciando che la mia mano segua la spontaneità e la visualizzi. Kandinsky definisce questo metodo "improvvisazione". Per me, la bizzarra interazione tra stereotipi sociali, modelli di comportamento e reazioni naturali nella profondità del subconscio umano rimane un mistero. Dov'è il vero me stesso? Quanto "bianco" e quanto "nero" ci sono nella mia coscienza? Qual è il lato oscuro della mia Nature? Come distinguere la mia vera natura da un prodotto dell'educazione, delle tradizioni della mia famiglia, della società, dell'epoca? Forse questo lato "nero" non è così terribile come si pensa, ma, al contrario, il più prezioso dei noir dorati, il dono più prezioso, e questo "bianco" non può essere considerato affatto come la mia identità, ma solo come una matrice, uno stampo creato dal sistema sociale? Nella mia pratica creativa, lavoro per risolvere questo problema soprattutto per me stesso, utilizzando varie tecniche e materiali. Anche lavorando all'aria aperta, cerco di scoprire la struttura interna e nascosta dello spazio circostante...