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Chris Barnard
Sangue blu

2017

Informazioni sull’articolo

Una vista della scultura all'ingresso dello Yale Center for British Art. E. Blood" è un soprannome per i laureati di Yale, ma come scrive Nell Irvin Painter in "The History of White People", "il sangue blu" era "un'espressione inglese del XIX secolo che intendeva differenziare le persone della classe del tempo libero, cioè coloro che non lavorano all'aperto e le cui vene si mostrano quindi attraverso la pelle non abbronzata". [nato nel 1977 - New York, NY ::: vive e lavora - New Haven, CT]. Chris Barnard ha conseguito una laurea a Yale e un master presso la University of Southern California (USC) a Los Angeles. Dopo aver ricoperto in precedenza incarichi di facoltà presso la Denison University, l'Indiana University e la USC, Barnard è attualmente professore associato di arte presso il Connecticut College di New London. Le opere di Barnard sono state esposte in mostre personali e collettive a Los Angeles, New York, Chicago e New Haven, tra le altre località, e si trovano in collezioni pubbliche e private a livello nazionale e internazionale. Il suo lavoro è rappresentato dalla Fred Giampietro Gallery di New Haven, dove vive con la sua compagna. dichiarazione dell'artista Nel mio lavoro mi concentro sul rapporto della supremazia bianca con gli spazi privilegiati delle mie esperienze, come le istituzioni artistiche ed educative private. In un contesto di divari sempre più ampi in termini di ricchezza e opportunità, le discussioni sulla razza, il potere, la giustizia e la rappresentazione - nella cultura visiva in generale - sembrano più importanti che mai. In molte delle mie composizioni, che fanno riferimento a luoghi reali, ho inserito elementi di fantasia per sollevare domande sulle fedeltà e le priorità di queste istituzioni, così come sulle persone - me compreso - che ne hanno beneficiato o continuano a sostenerle. Le opere che ne derivano sono rappresentative, ma attraverso passaggi gestuali e manipolazioni del colore e della superficie, mi propongo di suggerire instabilità, corrosione e decadimento. Alla fine, mi sforzo di realizzare dipinti coinvolgenti che suggeriscano dissonanza e ambivalenza, che attirino e mettano alla prova gli spettatori, proprio come dipingere loro fa per me. Questi dipinti sono radicati nella mia contemplazione della bianchezza ed emergono dalla lotta con la politica della pittura, le connessioni e le lacune tra la pittura e l'esperienza vissuta. Riflettono inoltre: l'amore per la pittura, l'atto pittorico e il potere dell'immagine dipinta; il rispetto per i praticanti del passato e del presente, così come per coloro per i quali la pratica non è stata possibile; l'ammissione della complicità della pittura con il potere egemonico. Come sempre, il mio processo rimane guidato dalle domande. In questo caso, domande come: Che ruolo ha la pittura di fronte alle crisi sociali concrete? Come possono i miei dipinti incorporare in modo rispettoso, anziché sfruttare, contenuti e immagini rilevanti e stimolanti? Cosa significa pensare al razzismo, alla disumanizzazione, all'ingiustizia, ecc. e poi dipingere queste immagini, in particolare come uomo etero e bianco? Queste domande e questo lavoro devono molto al lavoro di altri, in particolare a quattro libri di studiosi: The History of White People, di Nell Irvin Painter; Ebony and Ivy: Race, Slavery, and the Troubled History of America's Universities di Craig Steven Wilder; The New Jim Crow: Mass Incarceration in the Age of Colorblindness, di Michelle Anderson; e White Rage, di Carol Anderson. Sono molto in debito con la profondità della ricerca e dell'approfondimento che questi libri rappresentano; ognuno di essi mi ha ispirato tanto quanto mi ha devastato. Il lavoro di queste persone, tra le altre, ha influenzato in modo incommensurabile il mio, stimolando concretamente le idee per le composizioni e, in modo più effimero ma altrettanto importante, definendo per me uno standard, un tono e uno spirito in studio che mi sforzo di onorare. C'è sempre un pericolo nel fare arte in risposta alla disumanità e alla sofferenza. Lo faccio con sincerità e umiltà, senza pretendere di avere successo o certezze. E certamente riconosco che la pittura ha i suoi limiti rispetto all'azione sociale diretta. Detto questo, credo che l'arte permetta l'interazione e l'introspezione degli individui, oltre a creare opportunità di dialogo e discussione. La mia speranza è che queste opere comunichino un certo grado di lotta interna - tra composizioni, materiali, processi, intenti ed esperienze - ma, cosa ancora più importante, che provochino una conversazione e un pensiero critico.
  • Creatore:
    Chris Barnard (Americano)
  • Anno di creazione:
    2017
  • Dimensioni:
    Altezza: 91,44 cm (36 in)Larghezza: 71,12 cm (28 in)
  • Tecnica:
  • Movimento e stile:
  • Periodo:
  • Condizioni:
  • Località della galleria:
    New Orleans, LA
  • Numero di riferimento:
    1stDibs: LU10524925501

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