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Francesco de Mura
Erminia e i pastori, un dipinto di Francesco de Mura (Napoli 1696 - 1782)

ca. 1760

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Informazioni sull’articolo

In questo dipinto magistrale, Francesco de Mura presenta l'incontro tra Erminia e i pastori, un famoso episodio tratto dal settimo canto della Gerusalemme Liberata di Tasso. L'artista ci offre una sintesi delle seduzioni cromatiche delle influenze rococò e neoclassiche e presenta una versione luminosa e tranquilla di questo episodio, in cui il fregio dei personaggi principali si staglia su un paesaggio arcadico. 1. Francesco de Mura, erede del barocco napoletano e precursore del neoclassicismo. Francesco de Mura nacque e morì a Napoli rispettivamente nel 1696 e nel 1782. Come i suoi contemporanei Giambattista Tiepolo (1696 - 1770), William Hogarth (1697 - 1764) e François Boucher (1703 - 1770), è fortemente e giustamente identificato con il suo luogo natale, nella misura in cui si può dire che la sua arte rappresenti quel luogo nel suo tempo. Dopo un breve apprendistato presso lo studio del pittore Domenico Viola, De Mura entrò a far parte, all'età di 12 anni, dello studio di Francesco Solimena (1657 - 1747), la figura di spicco della pittura napoletana dopo la morte di Giordano nel 1705. An He sarà influenzato in modo duraturo dalla pittura di Solimena, anche se a partire dal 1730 la sua arte inizierà gradualmente a differenziarsi, con una gamma cromatica più leggera e una maggiore attenzione all'ambiente in cui sono raffigurati i suoi personaggi. Gran parte del suo lavoro, realizzato intorno al 1730, andò purtroppo perduto a causa dei bombardamenti alleati nel 1945, quando l'abbazia di Mont Cassin, per la quale aveva realizzato oltre trenta dipinti e affreschi, fu bombardata. Nel 1742-1743 trascorse 18 mesi alla corte di Torino, dove era stato invitato dal re Charles-Emmanuel III di Savoy. Durante questo soggiorno, fu influenzato da altri pittori che lavoravano per il monarca, in particolare Carle van Loo (1705 - 1765) e Corrado Giaquinto (1703 - 1766). Fu a Torino che la sua tavolozza divenne definitivamente più chiara; tornato a Napoli, affermò il suo stile, che combina la leggerezza e il dinamismo del rococò con forme di ispirazione neoclassica. I suoi personaggi si distinguono per i loro gesti discreti e misurati, i loro atteggiamenti studiati che trasmettono sottilmente le loro emozioni in modo pre-romantico. In numerose composizioni ispirate alla mitologia, alla storia antica ma anche alla Gerusalemme Liberata, De MURA riecheggia i soggetti teatrali e operistici di Pietro Metastasio, di cui condivide gli ideali artistici e la sensibilità culturale. Queste opere, a cui appartiene la presente, si caratterizzano per la chiarezza della composizione, l'eleganza delle forme e degli atteggiamenti, tutti volti a trasmettere i sentimenti che animano i loro personaggi. Dotato di una longevità notevole per il suo tempo, Francesco de Mura continuò a dipingere fino alla fine della sua vita, portando a termine la sua ultima commissione (una serie di piani di porte per la reggia di Caserta) nel 1782, proprio l'anno della sua morte. 2. Erminia e i pastori, un intermezzo incantato nella Gerusalemme Liberata Erminia è una principessa di Antiochia, la cui storia è raccontata nel sesto e settimo canto della Gerusalemme Liberata. Per amore di Tancredi, Erminia ruba l'armatura di Clorinda, una guerriera di cui Tancredi è innamorato, per raggiungerlo e curarlo dopo una battaglia in cui è stato ferito. Arrivata all'accampamento cristiano, viene inseguita da cavalieri che la scambiano per Clorinda. Trasportata dal galoppo del suo cavallo, Erminia sfugge ai suoi inseguitori ma si perde in una profonda foresta. Nelle prime ore del mattino, sulle rive del fiume Giordano, incontra un vecchio pastore che la conforta offrendole ospitalità. Trova la pace interiore durante questo soggiorno bucolico, incidendo malinconicamente il nome di Trancredi sugli alberi della foresta che la circonda. Al rumore e alla furia delle battaglie segue la pace della vita pastorale, fatta di piaceri semplici che nessuno disturba. Alcuni commentatori hanno visto Erminia come un doppio di Torquato Tasso, disilluso dagli intrighi della corte di Ferrara, che sognava di abbandonare. Come l'autore, Erminia oscilla tra gli estremi dell'euforia e della depressione; fragile, si sente un'aliena. Sebbene il travestimento con l'armatura di Clorinda le dia l'illusione di una falsa identità, più coraggiosa e spregiudicata, non la libera dalla sua vera natura: timida, appassionata e sconvolta. La storia di Erminia aveva sedotto anche Pietro Metastasio (1698 - 1782), poeta e librettista d'opera contemporaneo di De MURA, che si dice abbia scritto il libretto per l'omonima serenata rappresentata per la prima volta a Napoli il 13 giugno 1723 con una musica di Scarlatti (con il famoso castrato Farinelli nel ruolo principale). 3. Descrizione dell'opera d'arte e delle opere correlate Francesco de Mura ritrae il momento decisivo dell'incontro inaspettato tra Erminia, appena scesa da cavallo, e un anziano pastore, in un ambiente arcadico sulle rive del fiume Giordano. L'aspetto dei due personaggi principali è teatrale, in quanto la postura contrapposta di Erminia si oppone a quella del pastore. Questo tipo di composizione si trova in altre opere di Francesco de Mura, come Cristo e la Samaritana (1752) del Seattle Museum. Il confronto con un dipinto dello stesso soggetto di Francesco Solimena (recentemente in vendita da Pandolfini - ultima foto nella galleria) fa luce sulla particolarità dell'arte di Francesco de Mura. Illustra l'influenza duratura di Solimena sul suo allievo (che si nota in particolare nella figura del vecchio pastore, presentato da Francesco de Mura in una posizione molto simile a quella utilizzata da Solimena), ma anche le differenze fondamentali nell'approccio pittorico sviluppato da Francesco de Mura: semplificazione delle forme, alleggerimento della gamma cromatica, attenzione al paesaggio circostante. Questa evoluzione artistica - e questa persistente filiazione - può essere illustrata anche da un'opera giovanile di Francesco de Mura, presentata da Sotheby's nel 2008. La composizione di questa prima versione rimane molto simile a quella di Solimena, anche se è notevolmente semplificata dalla scomparsa delle figure alate. L'inquadratura molto stretta richiama la composizione di Solimena e non offre l'apertura su un paesaggio idilliaco. Elegia, raffigurata mentre si toglie l'elmo, è poco aggraziata; il pastore, ritratto in modo statico, non ha l'eleganza virtuosa che acquisirà nella versione definitiva che presentiamo. Nel dipinto che ti presentiamo, l'artista anticipa le composizioni neoclassiche attraverso la figura di Erminia, che evoca le statue romane di Atena con il suo elmo, ma anche attraverso l'uso di colori vivaci e forme semplici, come nella discreta natura morta di contenitori dalle forme geometriche esposti ai piedi di Erminia. Un'altra versione dello stesso soggetto appartiene alle collezioni statali bavaresi. Queste due versioni sono molto simili ed è difficile stabilire se una sia precedente all'altra. Le differenze principali sono la mano destra di Erminia, che nella versione bavarese tiene una lancia rivolta verso il suolo, e la presenza di una figura accanto alla capanna sullo sfondo. 4. Provenienza e incorniciatura Questo dipinto è stato presentato per la prima volta all'asta da Sotheby's a Londra nel 1963. La vendita comprendeva dipinti provenienti da varie collezioni private inglesi (Duke of Fife, Mrs L.M.H. Blyth, Mrs J.G. Hickson, Baronessa J.M De Lagatinerie, Major A. Binny) ed è probabile che questo dipinto sia un ricordo del Grand Tour, di cui intorno al 1760 Napoli era una tappa fondamentale. Il nostro quadro è presentato in una cornice italiana del XVIII secolo in legno intagliato e dorato, che probabilmente è la sua cornice originale. Riferimento bibliografico principale : Arthur R. Blumenthal - Nella luce di Napoli - L'arte di Francesco de Mura - Giles London 2016
  • Creatore:
    Francesco de Mura (1696-1782, Italiano)
  • Anno di creazione:
    ca. 1760
  • Dimensioni:
    Altezza: 127 cm (50 in)Larghezza: 177,8 cm (70 in)
  • Tecnica:
  • Movimento e stile:
  • Periodo:
    1760-1769
  • Condizioni:
    127 x 177,8 cm (148 x 200 cm incorniciato) Cornice italiana del XVIII secolo in legno intagliato e dorato Provenienza: Vendita Sotheby & Co (Londra) 13/03/1963 L'opera è elencata nell'archivio fotografico della Fondation Zeri.
  • Località della galleria:
    PARIS, FR
  • Numero di riferimento:
    1stDibs: LU1568214011232

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