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Niccolò StanchiNiccolò Stanchi (Roma, 1623 – 1690), Natura morta con frutta e fioriXVII secolo
XVII secolo
10.935 €IVA inclusa
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Niccolò Stanchi (Roma, 1623 – 1690)
Natura morta con frutta e fiori
Olio su tela, cm 49 x 67
Con cornice, cm 67 x 87
Niccolò Stanchi (Roma, 1623 – 1690) è stato un pittore italiano che si è distinto nel genere della natura morta, un campo artistico che subì un vorticoso processo di mutamento e sviluppo nel XVII secolo. La sua carriera è indissolubilmente legata a quella dei suoi fratelli maggiori, Giovanni (1608 – 1675 circa) e Angelo (1626 – attivo fino al 1673), con i quali condivideva una rinomata bottega romana specializzata proprio in questo tipo di pittura. La bottega degli Stanchi non era un semplice luogo di produzione, ma un vero e proprio centro di innovazione dove le competenze individuali dei fratelli si fondevano in opere corali. Mentre Giovanni era particolarmente apprezzato per la sua maestria nel dipingere i fiori, Niccolò si guadagnò una solida reputazione come abile decoratore. Questa specializzazione permetteva loro di collaborare su molteplici progetti, creando composizioni complesse e ricche di dettagli. La sinergia tra i fratelli è una caratteristica distintiva della loro produzione e rende a volte difficile attribuire con certezza le singole parti di un'opera a uno specifico componente della famiglia. Le opere di Niccolò Stanchi si distinguono per un uso audace e spesso contrastante del colore. Questa predilezione per cromie vivaci e talvolta "discordanti" rivela un chiaro legame con i modelli della pittura fiamminga, che all'epoca esercitava una notevole influenza sull'arte italiana. Molti artisti fiamminghi si erano stabiliti a Roma, portando con sé nuove tecniche e approcci alla rappresentazione della natura. Gli Stanchi, e Niccolò in particolare, seppero assimilare queste influenze, rielaborandole con uno stile personale e riconoscibile. Le nature morte dello Stanchi sono spesso caratterizzate da composizioni floreali opulente, inserite in vasi elegantemente istoriati. Non di rado, a questi bouquet si aggiungono elementi di frutta, disposti con cura per arricchire la scena e aggiungere un tocco di realismo. Questa attenzione ai dettagli e la capacità di rendere la texture e la brillantezza di petali e frutti erano tra le sue maggiori qualità. Le opere di Niccolò Stanchi sono state oggetto di interesse nel mercato dell'arte per secoli. Questo testimonia non solo il valore intrinseco delle sue creazioni, ma anche il suo contributo all'evoluzione della pittura di natura morta in Europa. La sua produzione artistica offre uno spaccato prezioso del ricco e dinamico ambiente artistico romano del Seicento, un'epoca in cui l'arte fioriva sotto il patrocinio di famiglie nobili e della Chiesa. Niccolò Stanchi, pur essendo forse meno conosciuto di altri giganti del Barocco, è stato un artista di talento la cui opera ha contribuito a definire il genere della natura morta, lasciando un'eredità di bellezza e vivacità cromatica che continua ad affascinare critici e collezionisti. Sanchi non si limitò a collaborare con i brillanti membri della sua bottega familiare, operando al fianco di emeriti rappresentanti del barocco romano, primo tra tutti Ciro Ferri, con cui eseguì gli affreschi per palazzo Borghese a Roma.
Il nostro dipinto mostra varie similitudini con alcuni dei più celebri brani dell’attività di Stanchi. Molto vicina al corpus delle opere del pittore è la resa dei dettagli della frutta e degli ortaggi. La resa dei chiaroscuri riprende la tradizione dei naturamortisti del barocco romano, citando in maniera sagace ed estremamente personale le opere di Cerquozzi e di Verrocchio. L’inedito dipinto costituisce una sintesi dei tratti cruciali della produzione di Stanchi ed una preziosa aggiunta al suo catalogo, in uno stato di continua evoluzione e di ampliamento.
Ad avvalorare l’attribuzione del nostro dipinto allo Stanchi sono le numerose analogie con varie opere di mano del maestro, tra cui ricordiamo il pendant, di dimensioni leggermente maggiori, passato per un’asta Dorotheum a Vienna nel 2014 e una Natura morta di frutta passata da Sotheby’s Londra nel 2024.
- Creatore:Niccolò Stanchi (1623 - 1690, Italiano)
- Anno di creazione:XVII secolo
- Dimensioni:Altezza: 49 cm (19,3 in)Larghezza: 67 cm (26,38 in)
- Più edizioni e dimensioni:cm 49 x 67Prezzo: 9000 €
- Tecnica:
- Periodo:
- Condizioni:
- Località della galleria:Milan, IT
- Numero di riferimento:1stDibs: LU2639216764002
Niccolò Stanchi
Niccolò Stanchi, maestro delle nature morte, è famoso soprattutto per le sue rappresentazioni di fiori. An He si unì al gruppo di pittori che decorarono la Galleria Borghese a Roma. In questa occasione, Stanchi si impegnò a realizzare decorazioni di una corona di fiori sugli specchi. I fratelli Stanchi (anche Niccolò Stanchi aveva due fratelli pittori, Giovanni e Angelo) costituirono una delle più ferventi botteghe di nature morte nella Roma barocca a partire dal 1630.
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XVIII secolo, Pittura italiana Natura morta di Giovanni Paolo Castelli Lo Spadino
Giovanni Paolo Castelli, detto "Lo Spadino" (Roma 1659 - 1730 circa)
Natura morta con composizione di frutta
Dimensioni: cornice cm L 76,5 x H 61 x P 6,5. Tela cm L 55,5 x H 40
Questo dipinto a olio su tela, di ottima qualità, raffigura una natura morta con una composizione di frutta. Uva bianca e nera, pesche, fichi e mele cotogne sono disposte all'interno di una ciotola di vetro, la cui trasparenza è resa magistralmente attraverso delicate lumeggiature che enfatizzano i riflessi della luce. La composizione occupa l'intera tela; i grappoli d'uva, le foglie di vite e alcuni frutti posti all'esterno della ciotola sono raffigurati parzialmente, come se fuoriuscissero dalla vista dello spettatore e dalla cornice. Questo è un tipico trucco barocco che esalta la teatralità e l'abbondanza, creando una composizione non statica ma coinvolgente. Poco viene rivelato dell'ambiente in cui viene ritratto il frutto; il frutto è illuminato da una luce proveniente da sinistra, che mette in risalto i colori e le forme attraverso un sapiente uso delle ombre, alcune delle quali sono molto pronunciate.
Stilisticamente, quest'opera rientra nel catalogo di Giovanni Paolo Castelli, noto come "Lo Spadino" (Roma 1659-1730). L'esuberante decorazione barocca, la qualità della rappresentazione della frutta e la tavolozza di colori saturi e vivaci sono tutti elementi che caratterizzano le opere conosciute del pittore romano.
Giovanni Paolo Castelli, detto "Lo Spadino", è la figura più famosa di una famiglia di artisti specializzati in nature morte, attivi a Roma nella seconda metà del XVII secolo e nei primi decenni del XVIII. La famiglia Castelli comprendeva tre pittori imparentati: i fratelli Bartolomeo (1641-1686) e Giovanni Paolo, separati da diciotto anni, e il figlio di Giovanni Castelli, anch'egli di nome Bartolomeo (1696-1738). Giovanni Paolo è il membro più famoso e documentato della famiglia Castelli, noto come "Lo Spadino", un soprannome derivato da un piccolo pugnale che egli pose simbolicamente tra i frutti in un dipinto, che fu poi adottato dal figlio e utilizzato anche nei documenti ufficiali.
Giovanni Paolo nacque a Roma l'8 aprile 1659, figlio di Felice, originario di Montalto delle Marche, e di Domenica Crescenzi, di Roma. Il 28 marzo 1690 sposò Apollonia De Marchis, figlia e sorella di due "quadrari" (pittori specializzati nella rappresentazione di cornici), Giovanni e Tommaso, che in seguito contribuirono a diffondere le opere di Castelli.
Il pittore viveva a Roma, come testimoniano i registri parrocchiali di San Lorenzo in Lucina e Santa Maria del Popolo. Ha trascorso la sua giovinezza vicino al porto di Ripetta e ha sempre vissuto nelle vicinanze (via del Babuino, Del Corso e via dei Condotti). Tra il 1680 e il 1683 c'è una lacuna documentaria dovuta al fatto che il pittore ha scontato una pena detentiva per omicidio.
Giovanni Paolo ricevette la sua prima formazione artistica nella bottega del fratello maggiore Bartolomeo, anch'egli pittore di nature morte. Dopo la morte di Bartolomeo nel 1686, Giovanni Paolo ereditò la bottega, i dipinti e la clientela, ricevendo importanti commissioni da famiglie nobili romane. Le sue opere sono catalogate nelle più importanti collezioni romane e italiane, come le gallerie Corsini, Colonna, Borghese, Pamphili e Chigi. La sua stretta relazione con il pittore fiammingo Giovanni Herinans, pittore di corte della famiglia Pamphili, e il suo legame con l'artista Adriano Honinck dimostrano il suo forte legame con l'ambiente artistico del Nord Europa. Inoltre, tra il 1671 e il 1674 visse vicino ad Abraham Brueghel, le cui opere ebbero un'influenza significativa su di lui, trasmettendogli il gusto per le combinazioni di colori audaci e intense. Fu anche molto influenzato dall'artista tedesco Christian Berentz (1658-1722), che arrivò a Roma negli anni '80 del XVI secolo e vi rimase fino alla morte.
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