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Smeraldo Di GiovanniPittura esperta su pannello con fondo oro del 14° secolo1420 ca.
1420 ca.
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Dipinto a fondo oro di qualità museale del periodo rinascimentale di Smeraldo di Giovanni.
Raffigura la "Vergine delle Rose" seduta su un trono con in braccio il Bambino Gesù.
Di manifattura fiorentina, presenta ai lati i due santi patroni di Firenze, San Lorenzo e Giovanni Battista.
Smeraldo di Giovanni (1365-1444) è stato un pittore italiano del periodo tardo-gotico e del primo Rinascimento, attivo a Firenze.
Nel 1402 lavorò con Ambrogio Baldese a Orsanmichele.
Si sa che era attivo nel 1420, quando presumibilmente lavorava nello stesso studio di Giovanni Dal Ponte (1385 - 1438 circa; si pensa che sia la stessa persona di Giovanni di Marco).
La cappella Scali di Santa Trinita a Firenze conserva un ciclo di affreschi di Giovanni dal Ponte e Smeraldo di Giovanni.
Quest'opera d'arte, mai immessa sul mercato prima d'ora, proviene da un'importante collezione privata italiana.
Ogni articolo della nostra Galleria, su richiesta, è accompagnato da un certificato di autenticità rilasciato da Sabrina Egidi, funzionario esperto in mobili italiani per la Camera di Commercio di Roma e per il Tribunale Civile di Roma.
Imballaggio professionale assicurato
Quella che segue è la scheda tecnico-storica redatta da uno dei maggiori storici dell'arte contemporanea italiani: Claudio Strinati
"La Madonna della Rosa con Bambino in trono tra i santi John & Johns (tempera e olio su tavola, 65 x 48 cm.) è un'opera di notevole valore e preziosità formale, caratterizzata da alcuni elementi che portano a datare l'opera tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo.
Il bel tessuto broccato che fa da sfondo all'opera e il raffinato tappeto ai piedi della Vergine e dei Santi conferiscono al dipinto sacro quell'aria laica e, si potrebbe dire, borghese di un interno domestico, secondo uno stile che si diffuse un po' in tutte le tradizioni pittoriche italiane dell'epoca, dal Piemonte alla Lombardia, dalla Toscana alle Marche e così via.
Qui, nel nostro dipinto, i personaggi hanno anche un'altra caratteristica tipica di quell'epoca: l'aspetto giovanile e quasi fanciullesco, come se fossero bambini innocenti e gentili che hanno assunto la solenne identità di figure sacre.
Un'altra caratteristica tipica dell'epoca è la raffigurazione del bambino in grembo alla Vergine completamente nudo dall'ombelico in su.
Un'atmosfera, insomma, familiare e sorridente.
Stilisticamente, il nostro dipinto sembrerebbe inserirsi nella tradizione toscana (anche in relazione ai santi rappresentati e all'immagine del giglio che campeggia sul libro di San Lorenzo) ma con alcuni interessanti e problematici riferimenti anche alla tradizione veneto-lombarda che annovera personalità di forte influenza come Gentile da Fabriano o la famiglia Zavattari o, in senso più ampio, il dolore. Lorenzo) ma con alcuni interessanti e problematici riferimenti anche alla tradizione veneto-lombarda che annovera gigantesche personalità di forte influenza come Gentile da Fabriano o la famiglia Zavattari o, in senso più ampio, i pittori e i miniaturisti che gravitavano intorno all'immenso cantiere del Duomo di Milano e del Duomo di Monza con echi di Giovannino de' Grassi, Benedetto e Bonifacio Bembo, fino ai numerosi e fantasiosi pittori di tarocchi.
Resta comunque il fatto che la tavola qui in esame sembrerebbe rientrare più coerentemente nella cultura toscana con riferimenti sia all'ambiente dei grandi miniatori come Don Silvestro de' Gherarducci, sia ai pittori monumentali come l'Orcagna e i dotti Rossello di Jacopo Franchi, Niccolò di Pietro Gerini, Ambrogio di Baldese e Ventura di Moro.
Tuttavia, nessuno di questi pittori, che hanno forti affinità con la nostra tavola, mi sembra essere l'autore del dipinto qui in esame e, più in generale, sembra molto difficile rintracciare la stessa mano in opere di attribuzione certa o firmate in ambiente toscano databili tra il 1390 e il 1415/20, che ritengo essere il periodo in cui è stato eseguito il nostro dipinto.
L'unico confronto a me noto un po' più stringente sembra essere quello che si può stabilire con gli affreschi consunti della Cappella Scali nella Chiesa di Santa Trinita a Firenze, che fonti abbastanza attendibili riferiscono a due notevoli pittori dell'epoca e della stessa cerchia appena citata, Giovanni Dal Ponte e Smeraldo di Giovanni.
Quest'ultimo, oggi poco conosciuto (nacque intorno al 1365 e morì all'inizio del quinto decennio del XV secolo) potrebbe essere proprio il nostro pittore, con il suo tono incantato e familiare allo stesso tempo, tendente alla descrizione di personaggi felici e sorridenti, definiti da una maniera rotonda e delicatamente corposa, perfettamente coerente con una datazione dell'opera al secondo decennio del XV secolo.
Lo stato di conservazione è molto buono, i danni evidenti sono solo marginali.
Molto interessante è la raffinata stesura, dove ho l'impressione che la tecnica tradizionale della tempera all'uovo e della tempera ad olio siano compresenti, conferendo al contesto proprio quella preziosità e delicatezza che nasce quasi naturalmente da tale combinazione tecnica, secondo i recenti (per l'epoca) insegnamenti di Cennino Cennini.
Inoltre, il suo celebre Libro dell'Arte fu scritto (sembra a Padova) proprio alla fine del XIV secolo e circolò con particolare rilievo proprio negli stessi anni in cui credo sia stato eseguito il nostro dipinto.
Un dipinto, quindi, di notevole qualità e di interesse storico-critico ancora maggiore."
Claudio Strinati
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- Creatore:Smeraldo Di Giovanni (1365 - 1444, Italiano)
- Anno di creazione:1420 ca.
- Dimensioni:Altezza: 65 cm (25,6 in)Larghezza: 48 cm (18,9 in)Profondità: 7 cm (2,76 in)
- Tecnica:
- Movimento e stile:
- Periodo:
- Condizioni:Ci sono vari danni, tutti visibili nelle foto, non importanti e nelle parti secondarie del dipinto.
- Località della galleria:Roma, IT
- Numero di riferimento:1stDibs: LU2883216513342
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