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Sconosciuto pittore olandese italianizzante Grande scena pastorale in un paesaggio, XVIII

1700-1750

Informazioni sull’articolo

Il dipinto, di grandi dimensioni e di notevole impatto decorativo, proviene da un'importante collezione privata, divisa tra Roma e Parigi, e raffigura un episodio rurale ambientato in un tardo pomeriggio della bella stagione. Nella metà sinistra, la scena, sotto un cielo limpido attraversato da nuvole bianche leggermente tinte di rosa e attraversato da rari uccelli in volo, si apre in un ampio tratto di paesaggio, in cui un contadino spinge una carriola e, più indietro, un gregge pascola. La visione si estende in profondità fino a una montagna indistinta dalla forma arrotondata, il cui profilo appare offuscato dalla polvere dell'atmosfera serale. In mezzo si vede una piccola fattoria, alla cui porta si affaccia una donna intenta a gettare del mangime a delle galline. La metà destra della composizione, separata da un albero alto e isolato al centro, è invece occupata da un edificio rustico più grande in mattoni a vista, dotato di un pergolato che sostiene una vite e, subito dietro, di un porcile addossato al muro esterno, dalla cui apertura emerge il muso di un maiale. Davanti alla casa, in primo piano, è raffigurato un gruppo familiare, con una giovane coppia seduta all'aria aperta e accanto a loro due bambini, il più grande dei quali osserva con un'espressione giocosa il più piccolo addormentato nella culla; un gatto nero con il muso bianco è accoccolato accanto a loro. La donna, vestita con una gonna rossa, un grembiule ocra e un corpetto giallo su una camicia bianca, ha la testa coperta da un berretto bianco e tiene in mano una pala metallica, rivolgendosi sorridente al marito; l'uomo, anch'egli sorridente, indossa un abito di diversi colori - giallo, blu, grigio - e tiene un lungo bastone nella mano destra; entrambi indossano zoccoli. Dietro di loro, una donna anziana con un vestito marrone, un corpetto nero e un CAP rosso, appoggia la mano sinistra sulla spalla di lui e tiene un calice di vetro nella destra, come per offrirgli da bere. Di fronte a loro, al centro e sulla sinistra, le galline si grattano nell'aia. La metà destra della composizione, separata da un albero alto e isolato al centro, è invece occupata da un edificio rustico più grande in mattoni a vista, dotato di un pergolato che sostiene una vite e, subito dietro, di un porcile appoggiato al muro esterno, dalla cui apertura emerge il muso di un maiale. Davanti alla casa, in primo piano, è raffigurato un gruppo familiare, con una giovane coppia seduta all'aria aperta e accanto a loro due bambini, il più grande dei quali guarda giocosamente il più piccolo addormentato nella culla; un gatto nero con il muso bianco è accoccolato accanto a loro. La donna, vestita con una gonna rossa, un grembiule ocra e un corpetto giallo sopra un vestito bianco ha la testa coperta da un berretto bianco e tiene in mano una pala di metallo, rivolgendosi sorridente al marito; l'uomo, anch'esso sorridente, ha un vestito di diversi colori - giallo, blu, grigio - e tiene un lungo bastone nella mano destra; entrambi indossano zoccoli. Dietro di loro, una donna anziana con un vestito marrone, un corpetto nero e un CAP rosso, appoggia la mano sinistra sulla spalla di lui e tiene un calice di vetro nella destra, come per offrirgli da bere. Di fronte a loro, al centro e sulla sinistra, le galline razzolano nell'aia. La tela si colloca sulla scia del paesaggio olandese italianizzato del Cinquecento, secondo la cui formula elementi orografici e ambientali di aspetto centro-italiano e in particolare della campagna romana, illuminati da una luce inconfondibilmente mediterranea, si accompagnano a elementi umani non sempre ugualmente caratterizzati in senso italiano: infatti la tendenza, a causa dell'immediato successo riscontrato nel collezionismo europeo, già a metà del Seicento cominciò a essere frequentata, per imitazione, anche da pittori che non si recarono mai in Italia. Fu avviata, intorno al 1630, da alcuni pittori che dai Paesi Bassi si recarono a Roma per studiarne l'arte, i monumenti e la natura: e uno di questi, Jan Both di Utrecht (1618-1652), può essere identificato come il fondatore della corrente a cui appartiene questo dipinto, caratterizzato dall'uso dell'albero isolato per dividere la composizione in due parti e dalla resa del fogliame non in massa ma meticolosamente staccato. Tra la lunga lista di allievi e seguaci di Both, i più simili sembrano essere Jan Hackaert di Amsterdam (1629 circa - post 1685), Frederick de Moucheron di Emden (1633-1686) - che non fu mai in Italia - e soprattutto Wilem de Heusch di Utrecht (1625 circa - 1692), che però adottano tutti dal maestro i tipici riflessi in controluce sui tronchi degli alberi, qui completamente assenti. In generale, però, il dipinto in questione si distacca dall'atteggiamento mentale seicentesco per l'atmosfera sentimentale e un po' saccarina che caratterizza i personaggi e gli episodi: un'atmosfera opposta alla generale serietà contemplativa e talvolta critica che pervade i modelli e che induce il genere sotto il segno della poetica dell'Arcadia, trovando uno dei suoi campioni in Francesco Zuccarelli da Pitigliano (1702-1788). Un'evoluzione per la quale la luce del Bel Paese, innalzata a locus amoenus ideale, rallegra, in un'eterna primavera e sotto un clima perennemente sereno, situazioni idilliache nemmeno necessariamente connotate all'italiana, ma che della vita rurale e pastorale, anche contemporanea, offrono un'immagine tanto consolante quanto falsificata: gioia costante, armonia degli affetti, totale assenza di cure. È per questo motivo che si propone una datazione successiva alla scomparsa della seconda generazione di italianizzatori, cioè tra il primo e il quinto decennio del Settecento, in prossimità cronologica con la fioritura di Zuccarelli e prima che iniziasse la progressiva svolta antiquaria, più aulica e razionalista che introdusse il Neoclassicismo. Alla luce della diffusione internazionale della "pastorelleria" nei primi anni del Settecento, dall'Italia alla Francia ai Paesi Bassi alla Germania, rimane difficile specificare - almeno al momento e a meno che non ci sia un colpo di fortuna nell'attribuirla - l'area geografica in cui questa Scena Pastorale è stata creata.
  • Anno di creazione:
    1700-1750
  • Dimensioni:
    Altezza: 220 cm (86,62 in)Larghezza: 208 cm (81,89 in)Profondità: 4 cm (1,58 in)
  • Tecnica:
  • Movimento e stile:
  • Periodo:
  • Condizioni:
  • Località della galleria:
    Roma, IT
  • Numero di riferimento:
    1stDibs: LU1350115049222

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