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Cesare Peverelli
Composizione, Variazioni sull'immaginario, Cesare Peverelli

1972

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Informazioni sull’articolo

Litografia su carta vélin de Rives. Iscrizione: firmato a mano e non numerato, come da edizione. Buone condizioni. Note: Dal volume Variations sur l'imaginaire, 1972. Pubblicato da Philippe Lebaud, Éditeur, Parigi; stampato da Mourlot Frères, Parigi, 15 marzo 1972. Estratto dal volume (tradotto dal francese), La tiratura di quest'opera della collezione Variations è stata limitata a 190 esemplari che si giustificano come segue: venti esemplari su Japon Nacré, numerati da 1 a 20 ai quali è stata allegata una suite su Rives des lithographies e una gouache originale; trenta esemplari su Auvergne numerati da 21 a 50 ai quali è stata allegata una suite su Rives des lithographies; centoquaranta esemplari su Rives numerati da 51 a 190. Per ogni dipendente dell'edizione è stato sorteggiato un esemplare non commerciale contrassegnato con il simbolo 0. Completata il 15 marzo 1972, l'edizione è stata realizzata sotto la Directional di Alain Bosquet e Philippe Lebaud con la Collaboration di Jacques de Cornulier e Jean-François Fouquereau e il contributo di Philippe Jean Mathan per la tipografia. Le litografie di Cremonini, Fred Deux, Delmotte, Hélion, Jacques Herold, Masson e Peverelli sono state disegnate nei laboratori di Fernand Mourlot; le litografie di Coutaud e Labisse nei laboratori di Jacques Desjobert; le litografie di Aillaud, Dufour, Ferrer, Man Ray e Monory nei laboratori di Clot, Bramsen e Georges; le litografie di Leonor Fini, Lamy, Lepri e Rohner nei laboratori di René Guillard; le litografie di Baj e Lunven nei laboratori di Michel Cassé. La rilegatura è stata eseguita da Jacques Ebrard sulla base di un modello di Paul Mc Lennon. I testi e le litografie recano gli autografi dei loro autori. Cesare Peverelli (1922-2000) iniziò la sua carriera artistica nel 1939 quando frequentò l'Academy Arts di Brera e fu allievo di Achille Funi e Carlo Carrà. Attraverso Ennio Morlotti, entrò in contatto con il gruppo di Corrente, preferendo però alle luci cromatiche del neocubismo il tonalismo di Giorgio Morandi. Si legò alla rivista Argine Numero e nel 1946 fu tra i firmatari del manifesto Oltre Guernica. Nel 1947, alla mostra d'arte italiana di oggi. Premio Torino, vince il Premio Grosso, incontra Cesare Pavese e inizia a collaborare con la casa editrice Einaudi, realizzando la copertina de La nausea di Jean Paul Sartre (1948).
  • Creatore:
    Cesare Peverelli (1922 - 2000, Italiano)
  • Anno di creazione:
    1972
  • Dimensioni:
    Altezza: 36,83 cm (14,5 in)Larghezza: 27,31 cm (10,75 in)
  • Tecnica:
  • Movimento e stile:
  • Periodo:
  • Condizioni:
  • Località della galleria:
    Southampton, NY
  • Numero di riferimento:
    1stDibs: LU1465215175472

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Suo padre Vincenzo era un maestro incisore, un mestiere che si tramandava di padre in figlio da generazioni; sua madre Luisa Conte era cugina dell'attore americano A. Richard Conte. Uno dei suoi nipoti, Marcello, nipote di Umberto, avrebbe continuato a giocare con l'argilla nello studio dello zio; in seguito ricordò che Umberto una volta aveva realizzato un presepe di neve per la famiglia). Umberto si recò a Roma da giovane adolescente per studiare alla scuola d'arte di San Marcello e aiutare lo zio Domenico nel suo studio di scultura religiosa in Via Margutta, la Montmartre romana. Due anni dopo si recò a Torino, dove completò il suo apprendistato presso lo scultore Michele Guerrisi. Mastroianni prosperò nella vivace scena artistica della città, stringendo amicizia con futuristi della seconda ondata come Luigi Spazzapan, che divenne una sorta di mentore per l'artista più giovane. Fu un altro pittore, Filippo De Pisis, a procurare a Mastroianni la sua prima mostra personale, tenutasi a Genova nel 1931. Per tutti gli anni Trenta, nonostante le sue simpatie futuriste, Mastroianni rimase decisamente figurativo, scolpendo bronzi a grandezza naturale in un modo classico e sobrio vicino a quello di Marino Marini. Fu nel 1942, quando lo sforzo bellico italiano iniziò a disintegrarsi, che abbracciò definitivamente l'astrazione, sviluppando uno stile che il critico Cesare Brandi avrebbe poi definito "cubista-futurista". La frangia dinamica di entrambi i movimenti affascinava Mastroianni: i suoi modelli erano il Nudo che scende le scale n. 2 di Duchamp e gli esperimenti scultorei incompiuti di Boccioni. La sua prima importante commissione pubblica, il Monumento ai Caduti di Torino del 1945-47, fu la prima di una serie di sculture commemorative di questo tipo - quelle di Cuneo, Urbino, Cassino e Frosinone sono le più significative - in cui i valori della Resistenza erano incarnati in una solida energia di cerchi spezzati e piani inclinati. La svolta neofuturista di Mastroianni fu suggellata da un'influente mostra parigina nel 1951. Le successive mostre alla Biennale di Venezia (dove vinse il premio per la scultura nel 1958), a New York (1964), a Firenze (1981) e a Tokyo (1989) confermarono la sua fama internazionale. Sebbene abbia prodotto molte opere da galleria in vari materiali - argilla, marmo, rame e legno - non è mai stato così felice come quando gli è stata data la possibilità di lavorare in bronzo o in acciaio su larga scala, come nell'imponente monumento alla Resistenza di Cuneo (1964), "una montagna", scriveva il pittore, "che è servita a schiarirmi le idee e a mettere in prospettiva quelle etichette critiche". La sua ultima opera è stata una coppia di enormi cancelli in acciaio per il Teatro Regio di Torino, inaugurato nel dicembre 1994. La lunga residenza torinese dello scultore terminò nel 1960, quando si trasferì a Marino, nei Castelli Romani a est di Roma. Si stabilì in un palazzo del XVI secolo che era appartenuto alla poetessa Vittoria Colonna, musa di Michelango. Verso la fine della sua vita si dedicò alla poesia; scrisse anche rubriche occasionali sull'arte per il quotidiano romano Il Messaggero. Nel marzo 1987 donò allo Stato italiano un gruppo di 27 opere, tra cui una serie di rilievi policromi (visibili alla Galleria di arte moderna di Roma). Umberto Mastroianni era un omone con mani grandi ed eloquenti e un modo enfatico di farsi capire. Nei momenti di tensione creativa saltava sulla sua amata Ferrari Dino e girava per i Castelli, anche dopo aver compiuto 80 anni. Umberto Mastroianni, scultore: nato a Fontana Liri, Frosinone, Italia il 21 settembre 1910; sposato con Ida Perlo; morto a Roma il 25 febbraio 1998. UMBERTO MASTROIANNI. SELEZIONE DI LAVORI (1931 - 1996) Palazzo Mirbach (mostra Contatto) 7. 5. 2008 - 15. 6. 2008 Curatore: Floriano De Santi BIOGRAFIA IN BREVE Umberto Mastroianni nacque a Fontana Liri, un antico borgo in provincia di Frosinone, il 21 settembre 1910. Nel 1924 si trasferisce a Roma, dove frequenta l'Atelier dello zio Domenico e i corsi di disegno dell'Accademia San Marcello. Nel 1926 si trasferì con la famiglia a Torino e si perfezionò nell'Atelier Craft di Michele Guerrisi. Nel 1930 ricevette per la prima volta un premio ufficiale dal Ministero dell'Educazione, il "Premio del Turismo", e poi via via si susseguirono mostre a livello nazionale ed europeo: nel 1935 la Quadriennale di Roma e l'anno successivo la Biennale di Venezia. Filippo De Pisis apprezzò molto la sua creazione, soprattutto perché si ispirò all'antica arte della scultura, alle sculture egizie ed elleniche. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu reclutato nell'esercito e partecipò attivamente alla difesa. La sua esperienza di battaglie concrete per la libertà fu poi trasferita nelle sue creazioni e in questo modo creò la "poetica della difesa" che gli fu attribuita da Giulio Carlo Argan. 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Nel 1973 l'Accademia dei Lincei gli conferì il "Premio Antonio Feltrinelli" per "l'alta qualità ideale e formale della sua opera, la notevole influenza sullo sviluppo dell'arte scultorea moderna in Italia e soprattutto per la sua opera più importante, Monumento alla Resistenza di Cuneo, che è una sintesi di un forte impegno plastico e di un gigantesco sentimento cittadino". Nel 1979 il Musée d'Art Moderne de la Ville di Parigi presentò nuovamente l'intera creazione scultorea di Mastroianni nel ciclo sulla scultura italiana del dopoguerra. Un anno dopo, Floriano De Santi curò una rassegna di sculture cromate, disegni, rilievi e sculture in legno. Le opere che vengono esposte a Palazzo Ducale di Urbino, sottolineano l'espressione creativa, che da anni è oggetto di interesse di pochi specialisti. Nel 1979, quasi come una prova del suo infinito talento sperimentale, preparò per l'opera romana la scenografia Coro dei morti secondo il modello letterario del poeta Giacomo...
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