Giacomo Balla, Scultura modello cactus Gavina 1968 (Prototipo Wodden)
Informazioni sull’articolo
- Creatore:Gavina (Produttore),Giacomo Balla (Designer)
- Dimensioni:Altezza: 45 cm (17,72 in)Larghezza: 21 cm (8,27 in)Profondità: 21 cm (8,27 in)
- Stile:Futurista (Nello stile di)
- Materiali e tecniche:
- Luogo di origine:
- Periodo:
- Data di produzione:1968
- Condizioni:Usura compatibile con l’età e l’utilizzo.
- Località del venditore:Argelato, IT
- Numero di riferimento:1stDibs: LU7342239307422
Giacomo Balla
Giacomo Balla nacque a Torino nel 1871. Fin da ragazzo, quando iniziò a frequentare l'Accademia Albertina, dedicò i suoi studi al violino e alla pittura. La sua prima realizzazione artistica risale al 1894, un autoritratto. Nel 1895, Balla si trasferì a Roma con la madre e poi nel 1900 si trasferì a Parigi per alcuni mesi. I suoi primi anni da pittore indicano un interesse per i dipinti divisionisti di Giuseppe Pellizza da Volpedo e Giovanni Segantini, per l'impressionismo e il post-impressionismo francese. Nel 1910, insieme ai suoi allievi Gino Severini e Umberto Boccioni, firmò il Manifesto dei Pittori Futuristi. È nel 1912, con opere come il famoso Dinamismo di un cane al guinzaglio, che l'arte di Balla inizia a mostrare chiare caratteristiche futuristiche, dimostrando una particolare attenzione per l'analisi oggettiva dei dettagli. Sempre nel 1912, Balla compì un gesto provocatorio con il quale mise all'asta tutte le sue opere d'arte e si dichiarò morto; ancora oggi è famosa la frase pronunciata in questa occasione: "Balla è morto". Qui si vendono le opere d'arte del defunto Balla", che segna la chiara intenzione dell'artista di negare se stesso e di provocare il pubblico, spingendolo verso un riesame dei valori dell'arte. Tra la fine del 1912 e il 1914, l'artista dipinse i Compenetrazione iridescente, quadri in cui prevalgono l'astrattismo della composizione e la geometria delle forme. Nel 1915, insieme a Fortunato Depero, firmò il Manifesto della Ricostruzione Futurista dell'Universo. Verso la fine degli anni Trenta, la produzione futurista di Balla fu sempre più sporadica; l'artista tornò gradualmente a una pittura più figurativa. Durante i suoi ultimi anni, Balla dipinse secondo un naturalismo realistico che tuttavia, anche se occasionale, non aveva mai abbandonato del tutto.
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