Gaetano Borsani per Atelier Borsani Varedo - Gaetano Borsani, armadio, radica di noce, ottone, vetro specchiato, metallo, linoleum, Milano, Italia, 1930
Un eccezionale armadio disegnato da Gaetano Borsani, fondatore dell'Atelier Borsani Varedo, il laboratorio dove il percorso artistico del figlio Osvaldo Borsani avrebbe iniziato a prendere forma. Questo pezzo esemplifica la purezza geometrica e la raffinatezza dei materiali del design italiano degli anni '30, con la radica di noce che gioca un ruolo centrale. All'epoca, questo legno riccamente decorato era considerato un materiale di lusso, spesso presente negli interni delle case italiane più ricche. La radica di noce è stata sapientemente accoppiata, una tecnica che crea un effetto caleidoscopico sulla superficie. Le venature a specchio appaiono quasi organiche: simmetriche, fluide e profondamente sensuali. La sua struttura complessiva emana una presenza leggermente monumentale; una composizione di forme pulite e rettilinee che comunicano solidità e sobrietà. Si tratta essenzialmente di un grande volume a blocco suddiviso in tre sezioni verticali: un corpo centrale dominante, sottilmente incorniciato e leggermente incassato, affiancato da due scomparti laterali più stretti. La parte superiore e i lati sono nitidi e piatti, privi di ornamenti o curvature, che enfatizzano la geometria squadrata. La base è uno zoccolo basso con piedi squadrati che mettono a terra l'armadio visivamente, sollevandolo leggermente dal pavimento ma mantenendo il suo senso di peso. Le maniglie in ottone dell'armadio sono piccoli ma imponenti accenti che contrastano elegantemente con la fluidità organica della radica di noce. Ogni maniglia è costituita da cilindri di ottone impilati e montati verticalmente. All'interno, l'armadio rivela un design accurato con specchi, scaffali e appendiabiti. Questa giustapposizione di superfici elaborate e geometrie rigorose riflette un'etica italiana decisamente anni '30: un impegno per la raffinatezza con un abbraccio al moderno e al naturale.
Il pezzo porta la firma: Atelier A di Varedo Gaetano Borsani Varedo (Milano)
Biografia
Nel mutevole panorama del design lombardo dei primi anni del XX secolo, un piccolo laboratorio salì rapidamente alla ribalta: L'Atelier di Varedo, fondato nel 1923 (noto anche come Atelier Borsani Varedo). Questa azienda a conduzione familiare, nell'arco di poco più di un decennio, sarebbe diventata una pietra di paragone del movimento moderno italiano, unendo artigianato, innovazione e visione artistica. Le radici della famiglia Borsani affondano nel mondo dell'arredamento. Maria Galimberti e Gaetano Borsani discendono entrambi da famiglie che lavorano il legno e realizzano interni fin dai primi anni del 1800. È su questa conoscenza generazionale, su questa cultura dell'artigianato radicata, che Gaetano si basò quando, poco dopo la Prima Guerra Mondiale, si mise in proprio e formò il suo studio. A metà degli anni '20, il suo laboratorio contava una ventina di dipendenti, un'attività modesta ma seria che si concentrava inizialmente sulla produzione di mobili d'epoca, ancora molto in linea con i gusti borghesi del dopoguerra.
Ma l'officina Borsani non sarebbe rimasta legata al passato. Al contrario. L'azienda aveva iniziato a orientarsi verso idiomi più modernisti. I pezzi prendevano spunto dalla geometria espressiva e dalle forme stilizzate dell'Art Deco e, sempre più spesso, dall'eleganza sinuosa e ornamentale dello Jugendstil tedesco. Dall'altro, c'è una solidità di fondo, quasi scultorea, che rimanda all'estetica del Novecento, con persino tracce di astrazione futurista nei contorni audaci e nel dinamismo artigianale di alcune opere. Non si trattava solo di un aggiornamento stilistico di superficie, ma di un cambiamento filosofico nel modo di concepire, produrre e vivere i mobili. La biblioteca interna dell'atelier, piena di riviste europee di design all'avanguardia, la dice lunga sulla loro propensione all'influenza internazionale.
Il fulcro di questa trasformazione è stato Gino Maggioni, un giovane architetto che ha assunto il ruolo di direttore creativo dell'azienda. Gaetano Borsani gli affidò le redini estetiche dell'azienda e Maggioni, con i suoi occhi e la sua ambizione, non lo deluse. La traiettoria intellettuale di Maggioni è stata plasmata in parte dalla sua presenza a uno dei raduni architettonici più iconici del XX secolo: il primo Congrès International d'Architecture Moderne (CIAM) del 1928 al Château de la Sarraz. Lì incontrò artisti del calibro di Le Corbusier, Gerrit Rietveld, Alberto Sartoris e Pierre Chareau, nomi sinonimi del modernismo europeo. Questa esperienza si rivelerà formativa, non solo per Maggioni personalmente, ma anche per la direzione dell'Atelier di Varedo. Sotto la sua guida, l'azienda ha cambiato marchio, almeno in parte, per riflettere la sua paternità. Diventa Atelier A di Varedo - diretto dall'architetto Gino Maggioni, Mobili d'arte G. e Gaetano Borsani Varedo. Questa etichetta, per quanto possa sembrare prolissa, segna un momento affascinante nella storia del design italiano: la co-firma dell'artigiano e dell'architetto, del fare e del pensare. Non si trattava di una semplice produzione di mobili, ma di un atelier nel senso più completo del termine. All'inizio degli anni '30, il mandato di Maggioni era terminato e l'azienda cambiò nuovamente nome: Atelier di Varedo, Gaetano Borsani Varedo (Milano), in coincidenza con il momento in cui Osvaldo Borsani iniziò ad assumere un ruolo più attivo nel plasmare il futuro dell'azienda paterna.
Si prega di notare che il pezzo è in buone condizioni, usato, con segni dell'età e dell'uso. Per ulteriori dettagli, vi invitiamo a contattare il nostro team di specialisti del design.