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Fontana antica italiana con scultura in marmo, fine XVI secolo

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Informazioni sull’articolo

Mostro marino Fontana a bocca in marmo di Carrara Italia, fine del XVI secolo Misura 13,8 x 31,5 x 18,9 pollici (35 x 80 x 48 cm). Stato di conservazione: alcune piccole lacune evidenti e diffusi segni di usura dovuti all'esposizione all'esterno. I segni grigi che lo attraversano non derivano da un restauro, ma sono piuttosto le venature naturali del marmo. Quest'opera presenta alcune caratteristiche morfologiche tipicamente associate all'iconografia del mostro marino: un muso allungato, denti aguzzi, occhi sporgenti, orecchie allungate e una coda di serpente arrotolata. Una serie approfondita di studi sulle raffigurazioni artistiche del mostro marino ha cercato di verificare come questo simbolo si sia evoluto nell'antichità nei contesti europei e mediterranei e come abbia gradualmente cambiato la sua immagine e la sua funzione nel corso del tempo. L'iconografia stessa è mutevole e fantasiosa e la sua storia è ricca di scambi culturali e artistici, oltre che di sovrapposizioni di idee. Questo è accaduto così tanto che è difficile individuare con precisione i "tipi" che rappresentano in modo soddisfacente i suoi vari sviluppi. Tuttavia, possiamo provare a riassumere le figure principali, partendo dal biblico Leviatano e dalla creatura marina che inghiottì Giona (nella versione cristiana, questa figura sarebbe diventata una balena o un "grande pesce", il "ketos mega", traduzione dell'ebraico "dag gadol"). Altri esemplari andavano dai draghi citati nell'Iliade (che erano alati e avevano le zampe) al "ketos" (anch'esso della mitologia greca), l'essere terrificante dal cui nome latinizzato ("cetus") deriva la parola "cetaceo". See J. Boardman, "Very Like a Whale" - Classical Sea Monsters, in Monsters and Demons in the Ancient and Medieval Worlds, in Papers presented in Honor of Edith Porada, Mainz am Rhein 1987, pp. 73-84). In Italia il mostro subì ulteriori variazioni: si trova nell'arte etrusca sulla fronte di alcuni sarcofagi che rappresentano il compagno delle anime, mentre tra i Romani troviamo il "Pistrice" (citato da Plinio nella Naturalis Historia PLIN., Nat., II 9, 8 e da Virgilio in Eneide: VERG., Aen., III, 427), che appariva nella forma di un ippocampo stilizzato o di un cetaceo mostruoso molto grande e si evolveva in un orrendo essere con la testa di drago e lunghe pinne palmate. Nel corso del Medioevo, il mostro marino fu oggetto di nuove trasformazioni: in questo periodo, è spesso alato, la testa è allungata come un coccodrillo, le zampe anteriori sono spesso pinne molto affilate - a volte vere e proprie zampe - fino a quando l'immagine si fonde con i draghi, le figure tipiche della spiritualità visionaria medievale ampiamente diffuse in tutta Europa (su questo argomento e molto altro, vedi: Baltrušaitis, J., Il Medioevo fantastico. Antichità ed esotismi nell'arte gotica, Gli Adelphi 1997). In Italia, nel corso del XV e XVI secolo, la rinascita del classicismo - rappresentativo del periodo umanistico e rinascimentale - portò a una lettura diversa di queste "creature". In effetti, il mostro marino avrebbe trovato largo impiego anche come motivo decorativo isolato, soprattutto in numerose fontane e sculture in cui i delfini o i mostri marini erano utilizzati come elemento caratterizzante legato all'acqua (su questo tema vedi: Chet Van Duzer, Sea Monsters on Medieval and Renaissance Maps, London, The British library, 2013). Dal punto di vista morfologico, i "mostri marini" di questo periodo sono per lo più rappresentati come figure ibride, in cui il corpo di un essere mitologico o reale (un ippocampo, un serpente marino, un delfino), è unito a una testa dall'aspetto piuttosto indistinto. Di solito era caratterizzato da grandi orecchie erette, un muso allungato, denti aguzzi e occhi globosi e sporgenti; una figura complessa e indefinita, sia dal punto di vista simbolico che da quello della sua genesi. L'opera che stiamo esaminando si colloca come un incrocio tra il serpente marino medievale e il delfino rinascimentale, con caratteristiche stilistiche che ricordano il serpente come spesso utilizzato in araldica (come il "serpente" raffigurato nello stemma dei Visconti - signori e poi duchi di Milano tra il 1277 e il 1447 - e che, per alcuni, potrebbe derivare dalle rappresentazioni del "Pistrice" che inghiottì Giona). Nella ricerca delle fonti, non bisogna trascurare la cartografia rinascimentale e in particolare le xilografie. Vedi ad esempio i mostri di Olaus Magnus, dalle edizioni della "Historia de gentibus septentrionalibus" ("Storia dei popoli del nord") e le storie naturali di Conrad Gesner, Ulisse Aldrovandi, Edward Topsell e John Jonston datate 1555-1665 (Van Duzer, Sea Monsters on Medieval and Renaissance Maps, London, The British library, 2013). Da un punto di vista cronologico, la nostra scultura può essere collocata verso la fine del XVI secolo, nel periodo in cui la rinascita del classicismo e l'iconografia ad esso associata erano già state metabolizzate e si cominciavano a distinguere rielaborazioni più disinvolte che preludevano allo stile barocco. Quest'opera è indiscutibilmente italiana, ma è più difficile definirne la precisa area di provenienza. Gli esempi non mancano, ma sono sparsi su un territorio molto ampio, che va dalla Toscana a Napoli. Ne segnaliamo in particolare una che, dal punto di vista iconografico, sembra la più vicina al nostro mostro: la fontana della Sirena a Carrara, di fronte alla Chiesa delle Lacrime. Bibliografia J. Boardman, "Very Like a Whale" - Classical Sea Monsters, in Monsters and Demons in the Ancient and Medieval Worlds. Documenti presentati in onore di Edith Porada, a cura di, Mainz am Rhein 1987, pagg. 73-84; J. Baltrušaitis, Il Medioevo fantastico. Antichità ed esotismi nell'arte gotica, Gli Adelphi, 1997; Chet Van Duzer, Sea Monsters on Medieval and Renaissance Maps, Londra, The British library, 2013; S. Riccioni, Dal ketos al senmurv? Mutazioni iconografiche e transizioni simboliche del ketos dall'antichità al Medioevo (secolo XIII) in Hortus Artium Medievalium, vol. 22, 2016, pp. 130-144; A. Angelini, Dal leviatano al drago: mostri marini e zoologia antica tra Grecia e Levante, Bologna, 2018.
  • Dimensioni:
    Altezza: 35 cm (13,78 in)Larghezza: 48 cm (18,9 in)Profondità: 80 cm (31,5 in)
  • Stile:
    Rinascimento (Del periodo)
  • Materiali e tecniche:
  • Luogo di origine:
  • Periodo:
  • Data di produzione:
    1580 circa
  • Condizioni:
    Lievi mancanze. Lievi danni strutturali. Lieve sbiadimento. Alcune piccole lacune evidenti e segni diffusi di usura dovuti all'esposizione all'aperto. I segni grigi che lo attraversano non derivano da un restauro, ma sono piuttosto le venature naturali del marmo.
  • Località del venditore:
    Milano, IT
  • Numero di riferimento:
    1stDibs: LU4352222057302

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