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Cercle di Jacopo della Pila - Rilievo in marmo raffigurante un Cherubino alato
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Cercle di Jacopo della Pila (lombardo, a Napoli 1471-1502)
Rilievo in marmo raffigurante un cherubino alato
Napoli, seconda metà del XV secolo
40 x 57 x 12 cm
Squisitamente scolpito, questo rilievo raffigura un cherubino alato con capelli a cascata e lineamenti delicati. Il viso paffuto e liscio del cherubino, le guance arrotondate, le labbra delineate e il naso finemente disegnato emanano un senso di tenerezza. Il modulo quadrangolare è ornato da una cornice intagliata. Il rilievo sale gradualmente, passando dal basso rilievo delle ali all'alto rilievo della testa.
La cornice rettangolare e la forma sottilmente curva dell'opera suggeriscono che il rilievo probabilmente adornava la parte superiore di un arco o di una cappella a volta. La tipologia è quella della sala prospettica con soffitto a cassettoni decorato con figure di putti alati, che si trova in diverse cappelle napoletane del XV secolo. I soffitti a cassettoni testimoniano il recupero dell'antichità e la ricerca del lusso nell'architettura rinascimentale, prima a Firenze, poi a Roma e a Napoli. La maggior parte delle numerose cappelle e tombe di famiglia costruite alla fine del XV secolo nel sud dell'Italia utilizzano il nuovo vocabolario formale del Rinascimento fiorentino in un modo sicuro di sé che permetteva un ampio spettro di variazioni.
La crescente ammirazione per il mondo classico, unita allo sviluppo della prospettiva, contribuì in modo significativo all'approvazione rinascimentale dei soffitti a cassettoni. Questo dispositivo artistico e costruttivo ha tratto ispirazione dagli intricati motivi marmorei osservati in monumenti storici come l'Arco di Tito, il Tempio di Vesta a Tivoli, il Pantheon e la Basilica di Massenzio. Prodotto di culture matematiche e artistiche che scrutano profondamente il mondo antico, il soffitto a cassettoni svolge un ruolo fondamentale nella costruzione prospettica dello spazio con la sua geometria regolare e direzionale. Il motivo del soffitto a cassettoni decorato con putti in rilievo fu introdotto a Napoli da Francesco Laurana nella decorazione plastica dell'Arco di Castelnuovo. L'impatto di Laurana sulla scena artistica del Sud Italia fu profondo. L'introduzione del cherubino alato nel vocabolario artistico della regione colmò il divario tra il classico e il contemporaneo, creando una sintesi che risuonava sia con la sensibilità estetica che con quella spirituale. La sua influenza si estese oltre l'immediato fascino visivo, plasmando l'identità culturale del Rinascimento nell'Italia meridionale. Sebbene la decorazione plastica dell'Arco di Castelnuovo non possa certamente essere ascritta a uno stile rinascimentale maturo, fu proprio in questa occasione che gli scultori che vi lavorarono poterono conoscere ed esportare in tutta la penisola italiana quel tipo di "classicismo fiorentino" che, anche nella Napoli del XV secolo, era condizionato dalla cultura borgognona importata nel Regno dallo stesso Alfonso d'Aragona, con artisti chiamati dalla Spagna e dal Nord Europa. Il soffitto a cassettoni, con i suoi motivi geometrici e i putti alati di Laurana incastonati all'interno, divenne un simbolo di raffinatezza e sofisticazione culturale. Le sculture in rilievo, accuratamente integrate nel design generale, hanno trasformato il soffitto in un regno celeste, invitando gli spettatori a contemplare il divino immersi nella grandezza dello spazio rinascimentale.
Simili putti alati compaiono anche nella cattedrale di Napoli. All'interno della rinomata Cappella del Succorpo, un ipnotico soffitto a cassettoni in marmo ornato da putti incarna lo splendore del Rinascimento napoletano. Il gioco di luci e ombre sulla superficie strutturata del soffitto a cassettoni in marmo introduce una dimensione eterea, offrendo un'esperienza visiva coinvolgente agli osservatori. La precisione geometrica e i motivi ripetuti, che ricordano i motivi classici, creano un senso di armonia ed equilibrio che è diventato il marchio di fabbrica dell'interpretazione napoletana dell'estetica rinascimentale fiorentina.
Anche se probabilmente destinato a essere ammirato da lontano, questo cherubino è intricato e squisitamente dettagliato: il viso e i capelli sono elegantemente delineati e le piume sono strutturate attraverso linee giustapposte. Il marmo, sia figurativo che decorativo, aderisce ai principi di equilibrio e di ornamentazione contenuta tipici del "classicismo fiorentino". Forme armoniose e curve graziosamente orchestrate, radicate nel repertorio classico, convergono per evocare un senso di bellezza eterea. La superficie mostra l'uso magistrale di uno scalpello per intagliare le piume e i tratti del viso, creando una qualità quasi astratta.
Quest'opera è la testimonianza di uno scultore di grande abilità e ricca conoscenza figurativa, che fonde senza soluzione di continuità la fermezza classica dei contorni con un trattamento raffinato della superficie del marmo. La combinazione di tradizione e innovazione indica un idioma stilistico lombardo, in particolare possiamo trovare alcuni confronti con le opere di Jacopo della Pila, scultore di origine lombarda attivo a Napoli nella seconda metà del XV secolo. È documentato tra il 1471 e il 1502 ed è un protagonista del Rinascimento aragonese della seconda metà del Quattrocento, insieme all'altro grande scultore nordico attivo nel regno, Domenico Gagini.
il primo incarico ricevuto risale al 9 agosto 1471, quando Jacopo si impegnò pubblicamente a scolpire il monumento funebre dell'arcivescovo Nicola Piscicelli da collocare nel Duomo di Salerno. L'ultima opera conosciuta è un altare ordinato il 29 luglio 1502 dal nobile Jacopo Rocco per la chiesa di San Lorenzo Maggiore a Napoli. Tra questi due estremi cronologici (1471-1502), dobbiamo collocare la fervida attività dell'artista, che si era formato a Roma, forse sotto la guida di Paolo Romano, ma che dialogava anche con altri importanti artisti della città, soprattutto con Isaia da Pisa. Arricchì la sua esperienza a Napoli, ispirandosi inizialmente alle opere di Domenico Gagini e successivamente ai capolavori toscani di Antonio Rossellino e Benedetto da Maiano destinati alla chiesa di Santa Maria di Monteoliveto. La personalità artistica di Jacopo della Pila si basa quindi su un complesso gioco di influenze che contribuiscono alla definizione di uno stile altamente personale.
È possibile fare un confronto ravvicinato tra il nostro puttino e i rilievi degli angeli alati della tomba Brancaccio di Jacopo dalla Pila. Entrambi i rilievi si distinguono per la purezza delle forme, il rigore e il minimalismo ispirati al repertorio Florentine ma anche segnati dall'influenza della scultura lombarda del primo Rinascimento, visibile nelle linee chiare e nei volumi semplificati.
Un'altra opera di Jacopo della Pila può essere collegata al rilievo attuale. La testa di cherubino, scolpita dall'artista per la Chiesa di Santa Maria di Monteoliveto, condivide caratteristiche stilistiche simili, soprattutto nel trattamento degli archi sopra le sopracciglia e delle palpebre ben definite, che conferiscono al cherubino un'espressione altera. Il naso leggermente schiacciato, che si allarga, insieme alle ciocche di capelli spettinate, conferisce ai cherubini una fisionomia particolare. In entrambi i rilievi, sebbene le ali siano in posizioni diverse, raggiungono i bordi, occupando l'intero spazio del pannello e sono segnate da incisioni simili a "spina di pesce".
Questo bellissimo rilievo di un cherubino rappresenta una sintesi armoniosa di reminiscenze tardo-gotiche, influenze toscane ed elementi nordici, esemplificando il ricco arazzo culturale di Napoli durante l'epoca rinascimentale. L'opera incarna perfettamente il concetto di Maria Accascina: la scultura rinascimentale nel Sud Italia non fu il risultato di un "processo di maturazione" o di una "produzione", ma piuttosto un'"importazione dovuta ai maestri lombardi e carraresi".
Bibliografia:
M. Accascina, Inediti di scultura del Rinascimento in Sicilia, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XIV (1970)
Yoni Ascher, Tommaso Malvito e il design napoletano del primo Cinquecento, Journal of the Warburg and Courtauld Institute, Vol. 63, 2000, pp. 111-130
Maria Grazia d'Amelio, Opus incertum, soffitti lignei a lacunari a Firenze e a Roma in età moderna, Rivista di storia dell'architettura università degli Studi di Firenze, 2017
Dentamaro, Antonella. "Qualche Novità Su Jacopo Della Pila, Con Una Digressione Su Alcune Sculture Napoletane Nel Victoria and Albert Museum". Prospettiva, nn. 167-168 (2017)
Antonella Dentamaro, TABERNACOLI E ALTARI EUCARISTICI DEL RINASCIMENTO IN CAMPANIA, tesi di dottorato, 2013-2014, Università degli studi di Napoli, dipartimento di studi umanistici
R. Pane, Il rinascimento nell'Italia meridionale, vol. ii (Milano, 1977)
B. Patera, 'Scultura di rinascimento in Sicilia', Storia dell'arte, 24/25 (1975)
Michalsky, Tanja. "'Tombe e ornamento delle cappelle'". Centri artistici del Rinascimento italiano - Napoli (2017): 233-298.
Olimpia Ratto Vaquer, Nota intorno alla cappella del successore a Napoli, Giuliano da San Gallo e i Propilei di Atene, 2021
- Dimensioni:Altezza: 40 cm (15,75 in)Larghezza: 57 cm (22,45 in)Profondità: 12 cm (4,73 in)
- Stile:Rinascimento (Del periodo)
- Materiali e tecniche:
- Luogo di origine:
- Periodo:
- Data di produzione:XV secolo
- Condizioni:Usura compatibile con l’età e l’utilizzo.
- Località del venditore:Bruxelles, BE
- Numero di riferimento:1stDibs: LU6666238265522
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