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XX secolo, Scultura italiana di Helen Scavini, Manifattura Lenci
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Helen Scavini, Manifattura Lenci
"Nudo di donna", ad esempio 1927-1936
Firmato sotto la base "Lenci/Italia".
Terracotta smaltata
Dimensioni: H 70 cm x L anteriore 83 cm (L posteriore 55 cm) x P 55 cm
L'importante scultura, realizzata in terracotta smaltata, è della famosa Manifattura Lenci di Torino (Italia) su modello di Helen Scavini. Di notevoli dimensioni, rappresenta una donna nuda, ricoperta di un unico panno a vita, seduta con le gambe flesse asimmetricamente mentre si sostiene sulle braccia con le mani appoggiate al piano. La donna ha un'espressione ieratica, grandi arcate sopraccigliari sotto le quali gli occhi eterei sono socchiusi; le labbra aperte nascondono un accenno di sorriso. I capelli sciolti sono girati all'indietro con grandi onde sia sulla testa che lungo la schiena. La colorazione della vetrata è sui toni del verde muschiato, che contribuisce a conferire a questa donna l'aspetto di una ninfa o di una figura mitologica.
Sotto la base si trova, dipinto a mano, il marchio della manifattura "Lenci, ITALIA". Il marchio Lenci fu registrato a Torino il 23 aprile 1919, sancendo un'attività intrapresa qualche tempo prima da Helen Scavini, moglie dell'agente commerciale Enrico Scavini. L'origine della parola Lenci è ancora oggi controversa; la prima bibliografia dice che deriva da un vezzeggiativo di Elena (Elenchen, come la chiamava il padre e che lei, stordita, pronunciava Lenci) mentre la più recente considera l'acrostico Ludus Est Nobis Costanter Industria, forse inventato da Ugo Ojetti o costruito come divertissement dal poeta Ignazio Vacchetti (Alias Fantasio) sul vezzeggiativo di Elena. La manifattura Lenci diventa un punto di incontro per gli artisti e una fucina di idee per lo sviluppo e la realizzazione di bambole e pupazzi, mobili per bambini e in seguito anche ceramiche artistiche. I primi artisti a partecipare attivamente all'impresa furono Giovanni Riva e Sandro Vacchetti, ai quali si aggiunsero presto altri grandi nomi. Il successo di queste bambole di feltro valse all'azienda Lenci numerosi premi durante le esposizioni internazionali di Zurigo, Parigi, Roma e Milano. Tuttavia, l'originalità delle creazioni di Lenci fu presto messa alla prova da numerose imitazioni. Per far fronte a questo tipo di concorrenza, Lenci iniziò a produrre ceramiche artistiche, la cui attività iniziò nel 1927. Le figure in ceramica divennero forse ancora più famose delle bambole in stoffa. I soggetti spaziavano dai famosi "nudini", alle signorine chic e alle donne emancipate, dai personaggi di fantasia agli animali, dalle immagini religiose ai vasi più disparati e molto altro ancora.
Alla realizzazione dei modelli collaborarono molti artisti, tra i quali vale la pena ricordare il già citato Sandro Vacchetti, direttore artistico di Lenci dal 1922-1934, la stessa Elena König Scavini, Cläre Burchart, Lino berzoini, Giovanni Riva, Giovanni Ronzan, Deabate Theonesto, Giovanni Pietro Spertini, Marcello Dudovich, Gigi Chessa, Mario Pompei, Nillo Beltrami, Mario Sturani, Giulio Da Milano, Giovanni Grande, Ines Grande, Claudia Formica, Luigi Borione, Camillo Ghigo, Giuseppe Porcheddu, Gino Levi-Montalcini, Abele Jacopi. Le riviste dell'epoca testimoniano il valore artistico delle ceramiche Lenci: dalla rivista "Domus" a "Casa Bella", la costante pubblicazione delle ceramiche Lenci dimostra la volontà di imporsi a un pubblico selezionato, colto e raffinato. La partecipazione alle mostre dell'epoca, dall'Esposizione Internazionale di Arti Decorative tenutasi a Monza nel 1923, all'Esposizione Internazionale di Parigi del 1925, all'Esposizione Nazionale di Torino del 1928, determinerà il suo successo. Nel dicembre del 1929 alla Galleria Pesaro di Milano furono esposte 95 opere, accompagnate da una lunga presentazione del critico d'arte Ugo Ojetti e che testimoniavano l'attività di quasi tutti gli artisti che lavoravano per gli scavi. Seguì la presenza di Lenci alla IV Esposizione Internazionale di Art Decor e Modern Industry di Monza del 1930, che raccolse un giudizio positivo da capogiro.
Il grande apprezzamento della critica e l'attenzione delle riviste specializzate non hanno salvato la Lenci dalla crisi dei mercati internazionali. Nel 1933 alcune azioni furono vendute alla famiglia Garella e nel 1934 Sandro Vacchetti lasciò la direzione artistica della fabbrica per fondarne una propria, la Essevi. Gli successe Mario Sturani, che rimase fino al 1964, quando la produzione di ceramiche cessò. Nel 1937 la Garella acquisì la totalità delle azioni della Lenci mantenendo la direzione artistica sotto Elena König, che lasciò l'incarico nel 1941, dopo la morte del marito (1939). Nel 1992 Lenci Srl fu ceduta a due nuove società: il settore produttivo (macchinari e attrezzature in genere) fu trasferito a Bambole Italiane Srl, fallita nel 2002, mentre i marchi e i brevetti furono venduti a WestBay servicos e investimentos di Madeira (Portogallo) che oggi continua regolarmente la sua attività.
Oggi le ceramiche e le bambole storiche di Lenci sono ricercati oggetti da collezione esposti nei musei di tutto il mondo. Con i Lenci a Torino accadde quello che negli stessi anni si manifestò con le porcellane figurative danesi e le ceramiche viennesi della Wiener Werkstaette: il tentativo, perfettamente riuscito, era quello di produrre ceramiche che avessero alle spalle il disegno di un artista. L'opera in ceramica divenne quindi un'opera d'arte a sé stante, influenzata dalle correnti artistiche e culturali dell'epoca.
I processi di lavorazione all'interno delle lenti sono complessi e molto raffinati. I disegni delle ceramiche sono generalmente acquerelli, tempere o pastelli. Per la realizzazione delle ceramiche i metodi variavano a seconda dell'artista. È stato realizzato un modello in argilla e poi affidato al formatore per ottenere una matrice negativa. Dalla matrice sono state ottenute poche copie di prototipi poi decorati sotto e sopra lo smalto dai pittori più esperti sotto il controllo degli autori del modello. In base al successo di questi primi esemplari, si decise se mettere in produzione l'oggetto. La lavorazione del gesso era il punto di partenza per la produzione, che poteva anche fermarsi in quella fase. L'assegnazione del numero di modello al gesso è un indice sicuro della messa in produzione dello stesso: dava la collocazione fisica del gesso stesso nella stanza destinata alla formatura. La ceramica ha ereditato il numero del modello assegnato al gesso, proposto per incusso (cioè firme, sigle, monogrammi e combinazioni numeriche) sui singoli esemplari solo da un certo momento della produzione. Poi c'erano i metodi di marcatura con il pennello e di marcatura con l'incubazione della ceramica, legati a diversi momenti cronologici. La scritta Lenci/Italia è tra i primissimi test, datati tra il 1927 e il 1928.
Della scultura oggetto di studio esiste un modello in gesso numerato, di dimensioni più ridotte, da cui sono derivate alcune ceramiche, anch'esse di dimensioni simili a quelle delle altre porcellane Lenci pensate come oggetto decorativo.
L'inventario ci permette di identificare l'autore del soggetto, Helen Scavini, e il titolo, ovvero "Nudo". La numerazione del modello, 803, permette di datare il modello tra gli anni 1931 e 1936, tra i quali sono stati registrati gli esemplari dal 421 al 1160.
La nostra scultura, essendo di grandi dimensioni, poteva essere un prototipo, uno studio di Elena a cui seguivano le successive piccole produzioni. Si può ipotizzare che possa essere stato prodotto tra il 1927 (per via dell'iscrizione sottostante) e il 1936 (per la numerazione del modello).
Vale la pena segnalare anche l'esistenza di un'altra versione della terracotta con la Nuda, dorata, utilizzata come modello espositivo per un produttore di sciarpe di seta che interpreta il design della storica carta da regalo Lenci, disegnata da Gigi Chessa. Alcune informazioni sulla scultura non sono menzionate; tuttavia, dall'immagine è possibile dedurre che si tratta di una scultura di dimensioni paragonabili a quella studiata qui.
Helen König nacque a Torino il 28 febbraio 1886 da madre austriaca e padre tedesco. La famiglia si trasferì nel capoluogo piemontese nel 1885, ma il padre morì molto giovane lasciando la famiglia in gravi difficoltà economiche. La sua ricca personalità, la sua vivacità intellettuale e la sua particolare predisposizione per l'arte nelle sue varie rappresentazioni la portano a viaggiare molto in Europa. Nel 1907 si diplomò come insegnante a Düsseldorf, dove conobbe Clare Burchart, una collaboratrice per la produzione della porcellana Rosethal, che la avvicinò al mondo della modellazione. L'amicizia divenne fondamentale nel 1928 quando fu chiamata a collaborare a Torino per fornire la sua eccellente esperienza. Dal 1915 Helen torna a Torino, dove incontra e sposa Enrico Scavini.
La personalità eclettica di Helen, dall'educazione mitteleuropea e dalla curiosità sfrenata, sta catalizzando l'attenzione per riunire un cenacolo di artisti progressivamente coinvolti nella creazione di un vero e proprio mondo artistico. Il successo delle sue bambole diventa planetario decretando l'affermazione del nome Lenci in tutta Europa e in America. Le sue sono bellissime piccole donne che escono dall'immaginazione cinematografica più o meno disciplinata; Helen disegna scene ispirate alla mitologia o alla devozione, bambini o animali ritratti in pose buffe e improbabili.
Lo stile di Helen Scavini si ritrova chiaramente nella scultura Nudo. Il modo in cui interpreta l'anatomia femminile, la posizione della donna e i tratti del viso si ritrovano in molte delle sue opere di alto livello. In particolare, la testa della donna è molto vicina alle molteplici ceramiche che Helen disegna raffiguranti la ninfa Calipso. Si tratta di teste femminili pettinate in modo simile e con i tratti del viso assimilati, anche se presentano qualche leggera variazione.
In conclusione, la scultura oggetto di questo studio rappresenta una manifestazione significativa dell'espressività artistica di Helen Scavini, realizzata negli anni centrali della sua massima fama, tra il 1927 e il 1936. Un'opera che potrebbe essere considerata un capodopera dell'artista, sicuramente di notevole interesse, che si aggiunge al corpus di opere di König Scavini e della grande manifattura torinese.
- Creatore:Helen Scavini (Artista),Lenci (Produttore)
- Dimensioni:Altezza: 70 cm (27,56 in)Larghezza: 83 cm (32,68 in)Profondità: 55 cm (21,66 in)
- Materiali e tecniche:Terracotta,Smaltato
- Luogo di origine:
- Periodo:
- Data di produzione:1927-1936
- Condizioni:Riparato: Ci sono alcune crepe nelle dita e nelle gambe con vecchie riparazioni.
- Località del venditore:IT
- Numero di riferimento:1stDibs: LU4405218485332
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5,0
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