Pittura militare italiana del XIX secolo firmata Michele Cammarano
Informazioni sull’articolo
- Creatore:Michele Cammarano (Artista)
- Dimensioni:Altezza: 41 cm (16,15 in)Larghezza: 32,5 cm (12,8 in)Profondità: 2 cm (0,79 in)
- Stile:Napoleone III (Del periodo)
- Materiali e tecniche:
- Luogo di origine:
- Periodo:
- Data di produzione:1880 ca.
- Condizioni:Usura compatibile con l’età e l’utilizzo. Lieve sbiadimento.
- Località del venditore:Roma, IT
- Numero di riferimento:1stDibs: LU4827244290432
Michele Cammarano
Michele Cammarano, in cui sembra di ritrovare lo stesso modello anziano del nostro dipinto più emaciato per alludere ai rigori dell'essere un eremita ma molto simile nella fisionomia, tanto da ipotizzare che l'uomo fosse probabilmente un modello spesso presente nell'atelier dell'artista napoletano, lo stesso che nel personaggio di un mendicante è inserito sullo sfondo davanti a una porta con un cartello su cui è scritto Studio di pittura. Formatosi nel corso della Scuola di Posillipo e nei paesaggi di Palizzi, dal 1853 Cammarano decise di avvicinarsi agli studi di figura sotto la guida di Giuseppe Palizzi: una scelta motivata dal desiderio di allargare i suoi orizzonti culturali ai temi della pittura storica e alle fonti figurative più consone alla visione contemporanea della realtà, scoprendo così in Caravaggio e in pittori seicenteschi meno noti, da Micco Spadaro ad Aniello Falcone, testimonianze inaspettate di una vita operaia vitale e drammatica. Durante gli anni Sessanta del XIX secolo, emersero dipinti che riflettevano meglio questo crescente interesse per i temi sociali - Tempo libero e lavoro (1863), Risorse dei poveri (1867), Incoraggiamento al vizio (1867) - trattati con uno stile di notevole libertà formale che fece scrivere ai critici preoccupati "la pittura come quella di una certa scuola d'oltralpe [...] è messa al servizio di idee umanitarie, socialiste e democratiche".] è messa al servizio di idee umanitarie, socialiste e democratiche" insieme a queste è apparso inevitabilmente il nome del "maledetto" Courbet. Cammarano ebbe modo di conoscere, anche personalmente, il discusso artista francese e la sua pittura vigorosamente sociale in un viaggio che lo portò a Parigi nel 1870, occasione in cui rimase entusiasta anche della Zattera della Medusa di Gericault, ammirata per l'intonazione e l'audacia del disegno, mentre nel dipinto di Courbet apprezzò "soprattutto il nudo, la franca interpretazione della carne, fresca e colorata, che raggiunge la limpidezza della luce". Osservazioni del tutto pertinenti per questo dipinto che, in effetti, rivela una "patina" francese nel controllato equilibrio tra esempi di naturalismo barocco e l'osservazione diretta della realtà, secondo un processo compositivo che Michele Biancale aveva già individuato nelle opere di Cammarano: "Per essere l'equivalente di Courbet a Napoli gli bastava rivisitare le opere sostanziali del XVII secolo".
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