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Quattro piatti antichi italiani, Antonio Ferretti, Lodi, 1770-1780 ca.
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Assortimento di 4 piatti con bordo intrecciato
Antonio Ferretti Produzione
Lodi, circa 1770-1780
Maiolica policroma decorata "a piccolo fuoco".
Misure: 14 x 10 pollici (35,5 x 25,5 cm);
12,2 x 8,39 pollici (31 x 21,3 cm);
10,4 x 9,65 pollici (26,5 x 24,5 cm);
10,8 x 9,61 pollici (27,5 x 24,4 cm).
Peso: 4,4 lb (1,998 kg)
Stato di conservazione: alcune scheggiature dovute all'uso sui bordi e sulle parti in rilievo.
I quattro piatti diversi hanno un piede con un labbro basso da cui si estende un ampio bordo piatto e inclinato che ricorda la trama di un cesto. I piccoli manici sono dipinti di verde: ricordano il vimini nei due piatti ovali e assumono la forma di un ramo sinuoso in quelli rotondi.
La decorazione del terzo fuoco si ispira ai motivi botanici floreali naturalistici delle ceramiche prodotte dalla famiglia Hannong di Strasburgo. Qui il disegno è definito dalla rapidità e dalla sottigliezza delle pennellate e il risultato è particolarmente gustoso, caratterizzato da intelligenza compositiva e competenza pittorica.
La corolla principale, una rosa selvatica o da giardino, è leggermente decentrata in ogni pozzetto. Da qui si estende uno stelo sottile che sostiene un piccolo bocciolo secondario e ci sono piccoli fiori di campo che punteggiano la composizione per dare volume al delicato mazzo di fiori.
Sulla tesa, piccoli fiori policromi aggiungono colore alla trama, accompagnati da foglie lanceolate di un verde molto intenso.
Esistono pochi e rarissimi esempi di confronto con questa morfologia: un piatto rotondo - del tutto coerente con quelli in questione - è stato datato intorno al 1775 (S. Levy, Maioliche settecentesche lombarde e venete, Milano 1962, tav. 200). Altri due piatti con bordo a canestro, ma con decorazione a tesa parallela, sono stati esposti nella mostra del 1995 sulla ceramica lodigiana; l'attribuzione alla città lombarda vicino a Milano deriva quindi quasi esclusivamente dalla decorazione detta "alla rosa contornata" o "alla vecchia Lodi" e costituisce una delle decorazioni più diffuse nel corso del XVIII secolo. (M. L. Gelmini, in Maioliche lodigiane del '700 (cat. mostra Lodi), Milano 1995, pp. 31 p. 162-163 nn. 181-182).
Questa scelta decorativa rappresentò un punto di forza della fabbrica di Lodi, che si affermò grazie alla vivacità dei colori resa possibile dall'introduzione di una nuova tecnica perfezionata da Paul Hannong a Strasburgo e che Antonio Ferretti introdusse in Italia. Questo processo produttivo, chiamato "piccolo fuoco", permise l'utilizzo di un numero maggiore di colori rispetto al passato; in particolare, fu introdotta la porpora di Cassio, un rosso ottenuto dal cloruro d'oro. Il suo utilizzo ha permesso di ottenere molte altre tonalità e sfumature, dal rosa al viola.
La famiglia Ferretti aveva iniziato la sua attività di produzione di maioliche a Lodi nel 1725.
Il capostipite Simpliciano aveva avviato l'attività acquistando un'antica fornace nel 1725 e, in effetti, abbiamo testimonianze della piena attività delle fornaci a partire dall'aprile dello stesso anno (Novasconi-Ferrari-Corvi, 1964, p. 26 n. 4). Simpliciano aveva avviato una produzione di eccellenza anche grazie alla proprietà di cave di argilla a Stradella, non lontano da Pavia. La produzione ebbe un tale successo che nel 1726 un decreto della Camera di Torino arrivò a vietare l'importazione di ceramiche straniere, soprattutto da Lodi, per proteggere la produzione interna (G. Lise, La ceramica a Lodi, Lodi 1981, p. 59).
Nelle sue fasi iniziali, la manifattura produceva maoliche dipinte con la tecnica "a gran fuoco", spesso in monocromia turchese, con ornamenti derivati da moduli compositivi in voga a Rouen in Francia. Questo anche grazie alla collaborazione di pittori come Giorgio Giacinto Rossetti, che appose il suo nome sui migliori esemplari accanto alle iniziali della fabbrica.
Nel 1748 Simpliciano fece testamento (Gelmini, 1995, p. 30) nominando erede universale il figlio Giuseppe Antonio (detto Antonio). Dopo il 1750, quando Simpliciano morì, Antonio si occupò direttamente della fabbrica di maioliche, aumentandone le fortune e raggiungendo una reputazione a livello europeo. Particolarmente importante fu la già citata introduzione nel 1760 dell'innovativa lavorazione "a piccolo fuoco" che, ampliando il repertorio ornamentale con temi floreali di ispirazione sassone, poteva competere commercialmente con le porcellane tedesche che avevano nella naturalistica Deutsche Blumen una delle loro offerte più rinomate. Antonio Ferretti comprese e promosse questa tecnica e questa decorazione, proponendola in una versione più fresca e correttiva, meno legata alle tavole botaniche, sia con o senza linea di contorno, sia in monocromia viola o verde. Dopo che gli sforzi per introdurre nel settore tecniche di Industrial Production ebbero successo, anche la manifattura Ferretti, nell'ultimo decennio del XVIII secolo, iniziò ad avviarsi verso il declino nonostante i suoi tentativi di adattare la produzione ai gusti neoclassici.
Nel 1796 la battaglia napoleonica per la conquista del ponte di Lodi sull'Adda compromise definitivamente le fornaci. La produzione riprese, anche se in modo piuttosto stentato, fino alla morte di Antonio, avvenuta il 29 dicembre 1810. (M. L. Gelmini, pp. 28-30, 38, 43 sgg., 130-136 (per Simpliciano); pp. 31 sgg., 45-47, 142-192 (per Antonio).
Bibliografia
C. Baroni, Storia delle ceramiche nel Lodigiano, in Archivio storico per la città e i comuni del circondario e della diocesi di Lodi, XXXIV (1915), pp. 118, 124, 142; XXXV (1916), pp. 5-8;
C. Baroni, La Maiolica antica di Lodi, in Archivio storico lombardo, LVIII (1931), pp. 453-455;
L. Ciboldi, La Maiolica lodigiana, in Archivio storico lodigiano, LXXX (1953), pp. 25 sgg;
S. Levy, Maioliche settecentesche lombarde e venete, Milano 1962, pp. 17 sgg;
A. Novasconi - S. Ferrari - S. Corvi, La ceramica lodigiana, Lodi 1964, ad Indicem; Maioliche di Lodi, Milano e Pavia (catal.), Milano 1964, p. 17;
O. Ferrari - G. Scavizzi, Maioliche italiane del Seicento e del Settecento, Milano 1965, pp. 26 sgg;
G. C. Sciolla, Lodi. Museo civico, Bologna 1977, pp. 69-85 passim;
G. Lise, La ceramica a Lodi, Lodi 1981;
M. Vitali, in Storia dell'arte ceramica, Bologna 1986, p. 251;
M. A. Zilocchi, in Settecento lombardo, Milano 1991, pp. 492-496;
M. L. Gelmini, in Maioliche lodigiane del '700 (cat. mostra Lodi), Milano 1995;
R. Ausenda (a cura di), Musei e Gallerie di Milano. Museo d'Arti Applicate. Le ceramiche. Tomo secondo, Milano 2000, pp. 213-220;
Felice Ferrari, La ceramica di Lodi, Lodi 2003.
- Creatore:Antonio Ferretti (Produttore)
- Dimensioni:Altezza: 3,5 cm (1,38 in)Larghezza: 35,5 cm (13,98 in)Profondità: 25,5 cm (10,04 in)
- Venduto come:Set di 4
- Stile:Neoclassico (Del periodo)
- Materiali e tecniche:Maiolica,Smaltato
- Luogo di origine:
- Periodo:1770-1779
- Data di produzione:circa 1780
- Condizioni:Alcune scheggiature dovute all'uso sui bordi e sulle parti in rilievo.
- Località del venditore:Milano, IT
- Numero di riferimento:1stDibs: LU4352221946072
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4,3
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