Mito Apollo Dafne Canini Dipinto Olio su tela Vecchio maestro 17° secolo Italia

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Mito Apollo Dafne Canini Dipinto Olio su tela Vecchio maestro 17° secolo Italia
1630-1660

Informazioni sull’articolo

Giovanni Angelo Canini (Roma, 1608 - Roma, 1666) Il mito di Apollo e Dafne Olio su tela (84 x 100 cm - Cornice 106 x 125 cm) L'opera è accompagnata dalla perizia del Prof. Giancarlo Sestieri (Roma). '' Ti ringrazio per aver portato alla mia attenzione questa qualitativa e interessante scena mitologica (olio su tela, 84 x 100 cm). Si riferisce a un episodio narrato da Ovidio nelle sue Metamorfosi, nello specifico il mito di Apollo e Dafne, uno dei più famosi amori non corrisposti della mitologia classica, un episodio ripreso dall'antica cultura latina e ripreso dal Rinascimento in poi, una storia d'amore così struggente e dai profondi significati simbolici. Dafne, figlia del dio fluviale Peneo, raffigurata in basso a destra, è inseguita da Apollo che, colpito da una freccia d'oro di Cupido, nascosto con un sorriso beffardo nella boscaglia, si innamora perdutamente di lei. Lo vediamo qui, pervaso da una passione incontenibile, mentre cerca invano di catturare la ragazza che, colpita da Cupido stesso con una freccia di piombo, sarà invece destinata a fuggire e a rifiutare l'amore di Apollo. Esausta da questa continua fuga, Dafne raggiunge suo padre, il dio fluviale Peneo, che per salvarla la trasforma in un albero di alloro, con gli arti che perdono il loro aspetto umano per diventare ramoscelli. Mi sono dilungata nella descrizione di questa scena perché, sebbene sia un soggetto spesso ripreso nella pittura a partire dalla seconda metà del XVII secolo e nella prima metà del secolo successivo, è molto raro imbattersi in esempi così minuziosamente dettagliati da rendere la successione degli eventi. Inoltre, nonostante le notevoli dimensioni, tipiche di una quadreria aristocratica, presenta un'impronta figurativa chiara e ben definita nei contorni, insieme a un'impronta pittorica vivace, ma con colori come raffreddati, che denotano la presenza di un autore esperto anche nell'incisione, che probabilmente costituiva la sua attività principale insieme alla pratica costante del disegno. Infatti, il dipinto qui considerato può essere attribuito alla mano di Giovanni Angelo Canini (Roma 1608 - 1666). Si tratta di una testimonianza di sicura paternità che potrebbe essere collegata alla serie di opere realizzate da Canini per il cardinale Camillo Astaldi, un mecenate che nel 1645-50 gli aveva commissionato varie decorazioni pittoriche a soggetto profano (alcune firmate), tra cui "Storie di Rinaldo e Armida", destinate al suo Castello di Teodoli a Sambuci (vicino a Tivoli), molte delle quali sono andate perdute. Databile intorno al 1650, l'opera riflette l'emancipazione di Canini dall'iniziale approccio stilistico prevalente basato su Domenichino, di cui fu allievo diretto fino alla partenza del maestro per Napoli, pur rimanendo legato alla sua orbita classica, ma affermando anche il suo evidente interesse per le nascenti affermazioni del Barocco. Il presente dipinto infatti, pur essendo realizzato in un linguaggio figurativo ancora strettamente classicista, segue un gusto narrativo già barocco nella descrizione dettagliata degli eventi, in cui però la figura umana ha un ruolo di primo piano, anche se con chiari elementi arborei sullo sfondo. Per quanto riguarda la sua attività pittorica ad uso privato, purtroppo in gran parte perduta o oscurata da attribuzioni devianti, vale la pena ricordare che Giovanni Angelo Canini aveva acquisito un notevole credito presso l'élite culturale romana, grazie ai suoi stretti rapporti di stima con la regina Cristina di Svezia, nonché ai suoi documentati rapporti con la corte dei Savoia. '' Lo stato di conservazione dell'opera sembra essere buono. INFORMAZIONI AGGIUNTIVE: Il dipinto viene venduto completo di una bella cornice ed è accompagnato da un certificato di autenticità e da una scheda iconografica descrittiva. Ci occupiamo e organizziamo il trasporto delle opere acquistate, sia per l'Italia che per l'estero, attraverso vettori professionali e assicurati. Se desiderate vedere di persona questa o altre opere, saremo lieti di accogliervi nella nostra nuova galleria a Riva del Garda, in Viale Giuseppe Canella 18. Vi aspettiamo! Contattateci per qualsiasi informazione o per organizzare una visita, saremo lieti di rispondervi.

Attribuito a:
Giovanni Angelo Canini (Rome, 1608 - Rome, 1666) (1608 - 1666)
Anno di creazione:
1630-1660
Dimensioni:
Altezza: 106 cm (41,74 in)Larghezza: 125 cm (49,22 in)
Tecnica:
Olio
Movimento e stile:
Antichi maestri
Periodo:
XVII secolo
Condizioni:
Località della galleria:
Riva del Garda, IT
Numero di riferimento:
1stDibs: LU988111954722

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