D*Face

DFACE DDog (arancione)

2013

Quella che ora sembra una vita, ma che in realtà è solo una decina di anni fa, sedevo accasciato alla mia scrivania, con la testa sul braccio a spingere una matita su un foglio di carta sognando modi per ammazzare il tempo e spezzare le catene che mi tenevano legato alla scrivania, dal lunedì al venerdì ogni giorno diventava uguale all'altro e io mi stavo mangiando il cervello. Poi un giorno, mentre sognavo altre idee della serie "Modi per ammazzare il tempo", le linee a matita sul pad iniziarono a diventare personaggi, strani e disfunzionali che formavano il mio mondo disfunzionale che non aveva regole. Lentamente ho capito che la matita poteva essere sostituita da un pennarello (il Pentel N50 per l'esattezza) e la carta sostituita da un vinile economico acquistato nei negozi di bricolage. Questi personaggi, una volta rassegnati a una vita su carta e archiviati in una cartella sotto la voce "Non adatti al consumo visivo", hanno iniziato ad avere una vita propria; attaccati a pali della luce e scatole elettriche hanno tracciato e collegato il mio percorso verso casa, uno è diventato 10 e lentamente 10 sono diventati più di quanti ne ricordi. Ogni sera e tutto il giorno che potevo rubare lo trascorrevo disegnando e ritagliando adesivi. Gli adesivi sono diventati poster, i poster sono diventati più ambiziosi e da qualche parte nel mezzo ho lasciato il mio lavoro o forse sono stato licenziato, in ogni caso è successo l'inevitabile. Come un fiume taglia il suo percorso, io taglierei il mio. Questa famiglia di personaggi disfunzionali iniziò a evolversi, a fare satira e a tenere in pugno tutto ciò che gli capitava a tiro, una gradita scossa di sovversione nell'ambiente saturo di media di oggi, la stessa con cui ero cresciuto io. Le banconote sono state disegnate e stampate e messe in circolazione perché gli ignari ricevessero il loro resto, i cartelloni pubblicitari sono stati occupati con annunci di servizio pubblico. Volevo incoraggiare le persone a non limitarsi a "vedere", ma a guardare ciò che le circonda e le loro vite, riflettendo la nostra cultura popolare sempre più bizzarra, ripensando e rielaborando figure e generi culturali per commentare la nostra etica del consumo vistoso. Un vaso di Pandora di delizie agrodolci, dolci e zuccherose in superficie, ma con un sapore sconosciuto e scomodo sotto. Questo non è l'inizio, non è la fine, è il lieto fine. D*