Portacandele Gabriella Crespi
Dischi di bronzo che si aprono come conchiglie per essere riposti e si ripiegano per diventare tavolini. Cubi eleganti appena sospesi da terra che si trasformano in tavoli da pranzo a grandezza naturale . Scatole pulite che contengono scaffali a più livelli. Guardando il lavoro della designer italiana Gabriella Crespi, nata nel 1922 e che ha continuato a produrre mobili nel suo studio di Milano fino alla sua morte nel 2017, è difficile credere che molti di questi pezzi altamente funzionali - modernisti cubi di Rubik di materiali, colori ed ergonomia - siano stati creati decenni fa.
Tra le sue creazioni più note, il tavolo Ellisse in bronzo, 1976, e il bar Yang Yang in bronzo e lacca, 1979, racchiudono una designer che aveva un forte dualismo nella sua visione, mescolando materiali umili e preziosi, ad esempio, o creando forme geometriche ammorbidite da superfici sensuali.
Crespi iniziò a studiare architettura nel 1944 al Politecnico di Milano, dove era una delle poche donne, e fu profondamente influenzata dal lavoro di Charles-Édouard "Le Corbusier" Jeanneret e Frank Lloyd Wright. Dopo essersi sposata e aver avuto dei figli, ha lanciato le sue collezioni, dai gioielli ai mobili, e si è presto guadagnata un seguito fedele, con case di design come In-House Designes Maison Dior che si sono accaparrate i pezzi per le loro linee.
L'artista ha iniziato a lavorare alla sua collezione più iconica, Plurimi, alla fine degli anni '60 e la serie - tra cui il tavolo Dama, che gioca sui temi del volume, della luce e dell'adattabilità che Crespi ha esplorato nel corso della sua carriera - è fiorita nel corso degli anni '70 e nei primi anni '80. Poi c'è la sua famosa scrivania Z, appartenente a una serie della metà degli anni '70, che riesce a essere elegante e spiritosa allo stesso tempo, sembrando pronta a saltare dal pavimento in qualsiasi momento. Ben nata e bella, Crespi ha attirato l'attenzione del jet set. È stata la musa di Valentino, e i suoi pezzi sono apparsi nelle case della Principessa Grace di Monaco, dello Scià dell'Iran e del magnate greco George Livanos.
Nel 1987, con i figli ormai adulti, la stilista sorprese tutti trasferendosi ai piedi dell'Himalaya indiano per studiare con il guru Sri Muniraj. Questo si è trasformato in un esilio autoimposto durato 20 anni che, se non altro, ha reso i suoi pezzi ancora più ricercati dai collezionisti.
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