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XVII secolo, da Francesco Albani, Il ratto di Europa

Informazioni sull’articolo

XVII secolo, da Francesco Albani (1578–1660) Il ratto di Europa Olio su tavola, cm 41 x 51 Con cornice, cm 61 x 71 Uno dei più famosi episodi di rapimento narrato da Ovidio nelle Metamorfosi è sicuramente il Ratto di Europa, figlia di Agenore, re di Tiro. Come spesso accade in questi miti, l’espediente che avvia la storia è la frenesia amorosa del fedifrago Giove che, una volta invaghitosi della ragazza, incarica Mercurio di portare la sua mandria di buoi sulla spiaggia dove è la fanciulla è solita recarsi a giocare. Qui il padre degli dèi per non destare sospetti si trasforma in un bellissimo toro bianco candido, iniziando poi a muggire e a pascolare sul verde prato. Europa quando lo vede rimane estasiata per la bellezza, dapprima un po’ impaurita, ma una volta capite le docili intenzioni dell’animale, è felice di accarezzarlo e di porgli fiori sulle piccole corna. I due giocano, lei totalmente ignara di chi si cela sotto l’aspetto taurino, nonché delle intenzioni erotiche provate da Giove. Durante le danze lei si azzarda a sedersi sul dorso dell’animale, che prontamente decide di dirigersi verso la spiaggia, cogliendo così l’occasione di tuffarsi nei flutti per portarsela via. Ella, ci dice Ovidio, guarda con tristezza la riva che progressivamente si allontana, mentre si tiene salda alle corna con le sue vesti rigonfiate dal vento fino all’arrivo sull’isola di Creta. Il mito del ratto di Europa, conosciuto e tradotto in lingua volgare sin dal Medioevo, viene ancor più apprezzato durante tutto il Rinascimento, dove la riscoperta dell’antico e delle opere classiche ha una propulsione notevole: centri come Firenze e Venezia vedono una vera e propria rinascita di interesse, spinta a sua volta da correnti filosofiche come il Neoplatonismo, che prospererà soprattutto nella corte medicea per poi dilagare in tutta Italia. È per questo che il tema iconografico del Ratto di Europa, già praticato nell’antichità – ci basti pensare al Cratere di Assteas o agli affreschi di Pompei (strappati ed attualmente conservati al Museo archeologico di Napoli) – gode nel rinascimento di una particolare fortuna, così come dimostrato dalle celeberrime tele di Tiziano (1550-1552, Boston, Isabella Steward Gardner Museum) e di Veronese (1570-1580, Venezia, Palazzo Ducale). Artista che, nel Seicento, affronta il tema iconografico del Ratto di Europa è Francesco Albani, che di questo soggetto esegue un vastissimo numero di versioni, di cui la più celebre si trova attualmente alle Gallerie degli Uffizi e che entrò a far parte delle collezioni Medicee intorno al 1639-40, quando fu acquistata dal marchese Ferdinando Cospi per conto del granduca Ferdinando De’ Medici. Albani si interessa a questo tema a partire dal 1612, data alla quale risale la prima versione dell’Europa nella collezione romana del marchese Patrizio Patrizi (Acidini Luchinat, 2002, p. 99); oltre a quella conservata agli Uffizi, ricordiamo le versioni del Louvre e della galleria Colonna a Roma (Acidini Luchinat, 2002, p. 257). È al meraviglioso dipinto degli Uffizi che l’artista responsabile dell’opera guarda direttamente: del capolavoro di Albani sono ripresi infatti sia la composizione che i colori sgargianti. Così come nel dipinto di Albani, in questa tela, Europa è presentata come avvinghiata al toro che mette in atto la sua frenetica corsa: la fanciulla rivolge disperata lo sguardo verso le sue ancelle che, dalle coste di Tiro, si sbracciano preoccupate. Ad accentuare il marcato dinamismo della composizione è il drappo rosso che cinge la figura di Europa, freneticamente mosso dal vento.

Simile a:

Francesco Albani (Artista)

Dimensioni:

Altezza: 51 cm (20,08 in)Larghezza: 41 cm (16,15 in)Profondità: 4 cm (1,58 in)

Stile:

Altro (Nello stile di)

Materiali e tecniche:

Tela,A olio

Periodo:

XVII secolo

Data di produzione:

XVII secolo

Condizioni:

Località del venditore:

Materiali

Rame

Scuola romana, XVII secolo, Madonna con Bambino

2.546 USD

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