Coppia di comodini "Positano" di Ico Parisi & Gino Sarfatti per MIM, Italia 1958
Informazioni sull’articolo
- Creatore:
- Dimensioni:Altezza: 88,5 cm (34,85 in)Larghezza: 73 cm (28,75 in)Profondità: 30 cm (11,82 in)
- Stile:Mid-Century moderno (Del periodo)
- Materiali e tecniche:
- Luogo di origine:
- Periodo:
- Data di produzione:1958
- Condizioni:Usura compatibile con l’età e l’utilizzo.
- Località del venditore:Roma, IT
- Numero di riferimento:1stDibs: LU3067344522102
Ico Parisi
Domenico "Ico" Parisi è stato la metà di un prolifico duo di designer del dopoguerra che comprendeva con la moglie Luisa. I design dei loro mobili sono noti per la loro versatilità stilistica, con i celebri pezzi di mid-century modern che vanno dall'elegante scheletro - come le sedie da pranzo ebanizzate - alla morbidezza e alle forme, come l'iconica sedia Egg del 1951, in una pletora di materiali.
Figlio di un padre insegnante d'arte, Ico Parisi è stato esposto all'arte fin da piccolo. Nato nel 1916 nel capoluogo siciliano, Palermo, si trasferì con la famiglia a Como nel 1925. Lì il giovane Parisi iniziò a sviluppare il suo interesse per l'architettura e il design. Dopo aver conseguito il diploma di ispettore edile nel 1936 e aver lavorato come ingegnere civile, Parisi intraprese un apprendistato nello studio di Giuseppe Terragni, architetto italiano modernista e fascista, pioniere del movimento razionalista e creatore dell'iconica Casa del Fascio.
Mentre lavorava per Terragni, Parisi ha incrociato talenti del design contemporaneo come Lucio Fontana, Bruno Munari e Pietro Lingeri, anche se per un breve periodo si allontanò dal design e dall'architettura per dedicarsi alla fotografia e al cinema. Il suo lavoro artistico sarà però presto interrotto dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale presterà servizio al fronte prima di tornare a Como nel 1943. Lì riprese a lavorare come designer e architetto, fondando due gruppi di architettura: l'Alta Quota e il Gruppo Como.
Attraverso i suoi circoli creativi, Parisi conobbe Luisa Aiani, ex allieva del prolifico architetto e designer di mobili Gio Ponti, che era affiliato all'Alta Quota. Si sposarono nel 1947 e poco dopo fondarono a Como lo Studio A, un incrocio tra uno studio di design e un salotto intellettuale. Nel 1950, Parisi completò finalmente la sua formazione architettonica, studiando sotto la guida dell'architetto nazionalista Alberto Sartoris presso la Scuola di Architettura Athenaeum a Losanna, in Svizzera. An/One e Aiani iniziarono diversi decenni di produzione sofisticata, disegnando divani curvi rivestiti in velluto giallo e poltrone con sottili strutture in mogano per produttori italiani storici come Cassina e altri.
Proprio come Charles e Ray Eames in America, i parigini lavoravano come una squadra e si affidavano alla sperimentazione di stile e materiali per molti dei loro progetti. Ico Parisi morì a Como nel 1996.
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Gino Sarfatti
Che un lampadario futuristico e appuntito chiamato "Sputnik", che richiamava fortemente l'omonimo satellite sovietico, progettato da un ingegnere italiano abbia potuto precedere di qualche decennio l'era spaziale e il lancio del satellite è materia di leggenda. Ma nel 1939, il veneziano Gino Sarfatti incanalò la sua ossessione per la luce e le sue competenze ingegneristiche in un design così audace da predire il futuro. Nel corso della sua vita ha progettato circa 700 prodotti per l'illuminazione - ogni lampada da tavolo, applique, sospensione e lampadario superba e dalle forme poco ortodosse.
La singolare attenzione di Sarfatti nel creare progetti di illuminazione opulenti e razionali nell'uso delle risorse lo rende uno dei designer di Design/One più innovativi della storia. Stava studiando per diventare ingegnere aeronautico all'Università di Genova quando i problemi finanziari della sua famiglia lo portarono ad abbandonare gli studi e a trasferirsi a Milano per aiutare. In quel periodo costruì una lampada per un amico utilizzando i componenti elettrici di una macchina da caffè e un vaso di vetro. Questo esercizio ha scatenato il suo fascino per l'illuminazione e ha fondato Arteluce nel 1939. Seguì un periodo di lavoro con artigiani esperti e di armeggiamento con i materiali invece di fare schizzi. Il designer autodidatta si è presto affermato come creatore di un'illuminazione di lusso scultorea e provocatoria. Attraverso l'azienda, collaborò con alcuni dei designer più influenti del XX secolo, come Vittoriano Viganò, che lavorò all'illuminazione di Arteluce tra il 1946 e il 1960. Negli anni '50 e '70, Franco Albini, Franca Helg, Ico Parisi e Massimo Vignelli hanno contribuito con i loro design.
Sarfatti utilizzava le risorse in modo oculato e inseriva funzionalità in ogni cosa che progettava. Le sue lampade erano leggere, facili da smontare e rimontare e potevano essere riparate a costi contenuti. Questo connubio tra utilitarismo e glamour conferiva ai disegni di Sarfatti uno splendore pulito, minimale ma accattivante, basato sulle forme grafiche e sulla costruzione.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Sarfatti abbracciò nuove tecnologie di cablaggio e materiali come plexiglass, come il progetto del 1972 con Carlo Mollino che riempì il Teatro Regio di Torino con centinaia di tubi in plexiglass. Nel 1973, Sarfatti vendette Arteluce a Flos. La sua lungimiranza, l'invenzione e l'impavidità come designer sono tuttora venerate.
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