La Poltrona di Proust è l'opera più conosciuta di Alessandro Mendini, un'icona del novecento che nelle sue varie declinazioni è diventata il simbolo della policromia.
Per sedici anni sono stato uno stretto collaboratore di Alessandro Mendini e, nel 2006 insieme a mia sorella, acquistammo direttamente dal maestro questa straordinaria edizione speciale realizzata con una tavolozza unica e interamente dipinta a mano.
In ottime condizioni, questo esemplare è stato custodito con cura ed è corredato di certificato di autenticità.
L'acquirente potrà godere non solo di un'opera meravigliosa e autentica, ma anche di un investimento di sicura rivalutazione.
Architetto, designer, artista: Alessandro Mendini (1931-2019) ha rinnovato il design sia come intellettuale e teorico, che come progettista. Membro autorevole del gruppo Alchimia e direttore di Casabella (1970-1976), Modo (1977-1981) e Domus (1980-1985, 2010-2011), nel suo lavoro si è diretto verso il design radicale e l’architettura neo-moderna «con un approccio calligrafico, coloristico, simbolico, romantico e problematico con il progetto». Da allora ha realizzato un mondo fiabesco di oggetti, mobili, prototipi, prodotti, pitture, scritti, ambienti, installazioni e situazioni spesso intrecciate, complesse, polemiche, paradossali ironiche e letterarie. Mendini ha collaborato con aziende come Alessi, Bisazza, Hermés, Philips, Swatch e tante altre ed è consulente di varie società, anche in Estremo Oriente, per l’immagine e il design.
Di seguito la storia narrata dallo stesso Alessandro Mendini che racconta questo straordinario oggetto di culto nato nel 1978 per “via letteraria” rielaborando con un approccio "puntinista" un "falso" del Settecento, una poltrona in stile barocco.
"All’inizio, nel 1976, pensai assieme a Francesco Binfaré del centro studi Cassina di realizzare un “tessuto di Proust”. Andammo a visitare i luoghi di Marcel Proust per trarre stimoli in proposito. L’idea era d’arrivare all’immagine di una superficie e, successivamente, alla forma di un oggetto, per via letteraria. Questo progetto non ebbe seguito, ma l’idea rimase per me interessante. Letto e indagato il mondo visivo e oggettuale di Proust, pensai poi da solo di realizzare una sua possibile poltrona, una “poltrona di Proust”. Così, come altre volte avevo immaginato una “sedia di Giotto” o un “tavolo di Cezanne”. In quanto a Proust, mi riferivo da un lato alle sue descrizioni di luogo e di tempo, al suo infinito gioco sulla memoria, dall’altro all’ambiente pittorico dell’impressionismo, del
divisionismo e del puntinismo.
Così ho trovato un valido ready made in una poltrona di forma settecentesca e ho scelto alcuni particolari di quadri di Signac, rappresentanti dei prati. Li ho combinati assieme come texture che invade tutta la poltrona, nelle parti in stoffa e su quelle in legno, disfacendone la forma in una specie di nebulosa. Oltre all’idea di ottenere un pezzo di design partendo da un input improprio al normale iter progettuale, volevo anche raggiungere questo tipo di risultato: fare cioè un oggetto culturalmente valido partendo da un falso, perché il redesign in questione è compiuto su una poltrona kitsch, tuttora prodotta in serie “finto antica”. E ancora era latente un’ipotesi di lavoro più generale e vasta, che ho affrontato poi con “Interno di un interno” presso la galleria Dilmos a Milano nell’anno 1991: quella cioè di elaborare delle texture puntiniste per ottenere oggetti, architetture e pitture pulviscolari e irreali, quasi dei miraggi energetici adatti ad ambienti meditativi e immateriali.
La prima “Poltrona di Proust” fu realizzata nel 1978, quale elemento fra altri nella mia “Sala del Secolo”, con pezzi costruiti anche da Alchimia (Palazzo dei Diamanti a Ferrara, “Incontri ravvicinati di architettura” con Andrea Branzi e Ettore Sottsass). Nello stesso anno quella sala fu portata alla Biennale di Venezia di Paolo Portoghesi. Comperai il fusto nel Veneto in un viaggio che feci con Sandro Guerriero e lo feci decorare a mano a pennello in colori acrilici da due giovani abili pittori, Prospero Rasulo e Pier Antonio Volpini. Acquistata poi da Cinzia Ruggeri presso Alchimia, questa prima poltrona ora fa parte da vari anni della collezione di Guido Antonello a Milano. Dopo il primo esemplare, se ne fecero alcuni altri, perché la poltrona fu inclusa nel catalogo Bau-Haus 1° di Alchimia (1979). Da un certo momento iniziò a decorarla a mano Franco Migliaccio, un bravissimo pittore e critico d’arte di Milano su fusti di legno grezzo e tela bianca fabbricati in Lombardia.
Qualche volta la stoffa è cambiata, così come la forma della seduta e i colori da stoffa anziché acrilici. Da allora fino al 1987 Alchimia ne ha realizzate, forse dipinte da altri, un certo numero, che non conosco bene: forse quindici o più. Io non ne ho tenuto il conto. L’ipotesi era ed è quella di rifarle senza mai numerarle ma mettendo loro la data.
Alchimia le ha vendute in luoghi e a costi diversi, che pure non conosco. So che una è a Gand in Belgio al Museo d’Arti Applicate, due al Museo di Groningen in Olanda, una al Museo di Arti Decorative di Parigi in Francia, una al Kunstmuseum di Düsseldorf-Im-Ehrenhof, una al Museum für Angewandte Kunst di Vienna, una al Vitra Design Museum di Weil-am-Rhein, una al Die Neue Sammlung di Norimberga, due al Museum of Fine Arts di Boston e una all’Indianapolis Museum of Art negli Stati Uniti, una al Montreal Museum of Fine Arts in Canada; negli Stati Uniti sono state acquistate dai collezionisti Sidney Lewis, Bob Wilson, Peter Zweig; una è stata acquistata in Corea del Sud da Chang Gul Cho. È stata acquistata anche da alcune gallerie: Rocca 6, Torino; Paola e
Rossella Colombari, Milano; Yves Gastou, Parigi; Art & Industry e Urban Art Architecture a New York; Grace Design, Dallas; Kaess-Weiss, Stoccarda; Made In, Düsseldorf; Magazzini Seibu di Tokyo. È stata battuta alle aste da Christie’s a Londra.
Nel 1980 fu fatta a Firenze la mostra “Poltrona di Proust” presso “Memorie e Luoghi del XX Secolo”, con i disegni e i collage preparatori sia dell’oggetto che dell’eventuale stoffa. Vari schizzi preparatori sono di proprietà del Groninger Museum. Credo di avere ancora in campagna una serie di schizzi di quel tempo, forse in un album.
Nel 1981 progettai con Alchimia per la ditta di mobili per ufficio MIM nello show-room di Milano, l’installazione “Robot Sentimentale”. In quella occasione furono fatte apposta tre poltrone. Nel 1984 la Zabro (Alchimia-Zanotta) realizzò su mia indicazione alcune poltrone di Proust verniciate in finto bronzo (variante chiara e scura). All’inizio del 1988 ho combinato con Alchimia che smettesse di fare le poltrone. Infatti vedevo che senza il mio personale intervento e verifica pezzo per pezzo, esse subivano trasformazioni eccessive nella texture generale, nelle singole pennellate e nei colori. Eventuali poltrone realizzate in Italia e all’estero con immagine errata, specialmente fino a tale periodo, sono da considerare false. Nel 1989 ho ripreso diretta responsabilità sulla produzione della poltrona. Nel 1991 è stato fatto un lungo divano per “Interno di un interno”, dove sono state anche realizzate una versione in bronzo (Fonderia Artistica Corti), diventata nel 2009 una serie di nove, e una in ceramica grande al vero (Paolo Bertozzi e Stefano Del Monte Casoni). La proprietà di questi due primi esemplari è del museo di Groningen. In tale occasione sono stati fatti con criterio puntinista vari mobili, oggetti, tessuti e abiti. All’inizio del 2001 vengono realizzate da Paolo Bertozzi e Stefano Del Monte Casoni altre 12 poltrone in ceramica (totale 9 più 4 prove d’autore) e nel 2009 vengono prodotte altre otto poltrone in bronzo nella Fonderia De Andreis di Milano.
Ora le “Poltrone di Proust” continuano ad essere realizzate solo dentro all’Atelier Mendini anche con continue varianti (di texture e di colore), ciascuna sotto il mio diretto controllo, firmate, datate e autenticate. Esse fanno parte della “Produzione Storica” dell’Atelier, oppure sono mie direttamente. Una poltrona apposita è stata fatta nel 1999 per uno spettacolo di Bob Wilson (proprietà Wilson). Una è stata fatta nel 1998 in decorazione mimetica per la collezione Ecomimetico assieme con Prospero Rasulo. Nello stesso anno ne è stata realizzata un’altra per lo spettacolo teatrale “La Lupa” di Giovanni Verga, presentato in alcuni teatri italiani con drammatici colori rossi e neri. Una ha nome “Poltrona di Mozart” ed è stata pensata per una performance musicale a Verona, con pennellate di grandissima dimensione. L’attuale ciclo di poltrone è realizzato prevalentemente
da mia nipote Claudia Mendini, pittrice, che interpreta di volta in volta con sensibilità
discutendo con me i vari casi. In effetti, come si vede, ogni poltrona ha una sua genesi e una sua
storia. La ditta Cappellini, poi, ha in catalogo dal 1994 una “Poltrona di Proust” realizzata con
tessuto di cotone stampato, di alta qualità e di raffinati colori, prodotto a Como (la parte in
legno è dipinta a mano). Esistono anche piccole versioni in porcellana dipinte a mano in colori
acrilici (policrome, oro, bianco e oro) commercializzate anche dal Vitra Design Museum di
Weil am Rhein. Anche esse hanno firma e data. Inoltre nel 2009 sono stati realizzati 150 esemplari in miniatura in ceramica verde Celadon, per Interart Gallery Seoul. Piccole versioni in ceramica sono state realizzate nel 2009 a Nove di Bassano da Supergo Editions: settanta esemplari puntinati policromi e versioni monocrome in dodici colori, ciascuna prodotta in 45 esemplari.
Nel 2000 per la mostra a Bonn “Immagini dentro di me” sono stati fatti una trentina di piccoli oggetti puntinati. Il pattern puntinista è stato da me usato anche in architettura su laminato plastico Abet (facciate di un padiglione del museo di Groningen), e con il mosaico Bisazza. Esiste anche uno Swatch dal titolo “Lots of Dots” (1992), puntinato da M. Christina Hamel. Nel 2001 per Alessi ho disegnato un servizio di piatti e un grande vaso in ceramica (tiratura 100 pezzi), con un’edizione speciale di 36 pezzi per la Fondation Cartier di Parigi (coordinamento Annalisa Margarini). Sempre per la Fondation Cartier nel 2002 viene prodotta una serie di 36 vasi in vetro di Murano di Venini (coordinamento Dorota Koziara).
Nel 2000 sono state esposte alcune poltrone alla Urban Architecture and Design Gallery di New York. Le poltrone di quella galleria sono siglate “U.A.”. Quattro nuove poltrone sono state dipinte all’inizio del 2001 dal grafico Jesus Moctezuma, con il quale ho sperimentato nuove varianti dei puntini e dei colori. Anche la collaborazione con Migliaccio continua. Nel febbraio 2001 presso la galleria Jannone di Milano si svolge la mostra dal titolo “Miraggi”. In parte sono oggetti esposti a Bonn, in parte sono nuovi. Nel catalogo è scritto: «Questi oggetti sono come degli esercizi. Si svolgono attorno alla mia fissità mentale, elaborano idee circolari, sono una specie di perdita
dei tempi e dei luoghi della mia memoria, ritmica e ripetitiva. Sono un monotono atto di dedizione all’ignoto, una collezione di gesti, come il respiro. Il puntinismo inteso non come frazionamento
e ricomposizione visiva della materia, ma come attenzione a un universo fatto di infiniti ricordi e frammenti (“la vertigine del frammento” citata da Adorno, a proposito di Marcel Proust). In tal
senso il puntinismo che iniziai a elaborare per la “Poltrona di Proust” nel 1975, si pone per me come un metodo e un manifesto, essendo il mio lavoro da considerare come un continuo sistema di frammenti, una specie di via lattea della memoria. In realtà tutti i miei oggetti, i segni, le pennellate, sono parte di una anonima folla di cose, più o meno significanti».
Nel 2005 per la mostra “Art of Italian Design” di Atene è stata realizzata da Bisazza una versione gigante della poltrona (3x3x3 metri), esposta all’aperto davanti al Museo Megaron
Plus. Della stessa misura, ma in cartapesta, realizzata dagli artigiani del carnevale di Viareggio e dipinta da Claudia Mendini, esiste una versione di proprietà della Fondation Cartier pour l’Art Contemporain di Parigi (2002).
Cappellini nel 2009 ha aggiunto al suo catalogo la Poltrona Geometrica, realizzata con tessuto
di cotone stampato, di alta qualità e di raffinati colori (la parte in legno è dipinta a mano). Tre poltrone rivestite in cuoio color oro e struttura in legno rivestita in foglia oro e due sono di proprietà dalla Disney Cruise Line Magical Cruise Company nel 2011. Una versione unica e speciale è stata fatta per l’opera lirica “Il matrimonio segreto” di Domenico Cimarosa, presentata al teatro Coccia di Novara, con la regia di Marco Castoldi, in arte Morgan (2012).