Ritratto di Uomo di Legge

1615

Scuola Fiorentina Santa Maria d'Antiochia olio su tela Secolo XVIII cm 85,5X63,3; con cornice cm 105X64X7.

Francesco Fracanzano (Monopoli 1612-Napoli 1656) Testa di vecchio Olio su tela, cm 66x52,5 La tela presenta la figura di un uomo anziano a mezza figura con lo...

Bartolomeo Passerotti ( Bologna 1529 – 3 giugno 1592) Ritratto di Gentiluomo con cane Olio su tavola, Sec. XVI, cm 84x69; con cornice 101x87 // Bartolomeo Passerotti (Bologna 1529...

Santi di Tito Ritratto di Nobildonna Olio su tavola, Sec. XVI, cm 74x61; con cornice 116x100x9 Con procedere degli studi su Santi di Tito, del quale è stata recentemente precisata la nascita fiorentina , si viene sempre più definendo come non solo una delle personalità più interessanti della scena artistica fiorentina, ma anche come il più interessante ritrattista cittadino della seconda metà del Cinquecento. L'attribuzione di questo ritratto al pittore, che nell'impresa dello Studiolo di Francesco I fu uno dei maggiori innovatori fra i giovani riuniti da Vasari e Borghini, appare subito evidente per l’inconfondibile disegno ovale e fermo del volto, reso con un incarnato compatto dai toni rosati che si accende di naturalistiche notazioni epidermiche ma anche di una puntuale figurazioni degli elmenti decorativi dell’abito e dell’acconciatura. Sempre coerente con i modi pittorici di Santi è poi la pittura compatta con la quale vengono definiti i piani semplificati del volto delle donna, che conservano una notazione di luce e di naturale sensibilità in linea con i dettami controriformati dei quali il pittore fu uno dei più fedeli osservanti nella scena fiorentina. Sempre tipica di Santi di Tito è poi la ferma e volumetrica rappresentazione del torso e dell’abito definito nei piccoli intagli della stoffa ma allo stesso tempo semplificato nei volumi delle maniche e del busto. Ancora di santi ci sembra la notazione luministica con la quale è rilevato il disegno dell’abito attraverso stesure compatte ma sottili e trasparenti, oppure è resa la gorgiera bianca che aggiunge una luce netta all’intero dipinto. Una simile scelta pittorica appare nel Ritratto di Guido Guardi coi figli, esposto alla mostra Il Cinquecento a Firenze, (Palazzo Strozzi, 21 settembre 2017 – 21 gennaio 2018, n. IV. 5, pp. 156-157), dove, pur in un ritratto maschile, Santi di Tito usa la medesima cifra formale nella resa dei volti e delle gorgiere. Pur nell'attenzione alle caratteristiche fisionomiche, Santi di Tito conserva, infatti, una cifra disegnativa sempre evidente e riconoscibile pur col passare degli anni, un carattere stilistico che sostiene, con volumi saldi, ogni sua differente prova pittorica. Ne sono un esempio dipinti quali il Ritratto di donna con Figlia, già in collezione Koelliker2, oppure il Ritratto di Lucrezia (Emilia) e Sinibaldo di Niccol Gaddi3, tutti databili agli anni settanta del Cinquecento proprio per la stereometrica definizione delle forma. Col passare degli anni, invece, tale carattere di ascendenza bronzinesca sembra cedere sempre più in favore di una pittura più morbida e sensibile, chiamata a raggiungere esiti di naturalezza sempre maggiore. Dipinto emblematico per seguire tale percorso rimane il già citato Ritratto di Guido Guardi con i figli , dove Santi di Tito ha effigiato il capofamiglia subito dopo il suo ritorno da Roma, fra il 1564 e il 1568, al tempo in cui il Guardi commission al pittore anche una pala con una Natività per la cappella di famiglia a San Giuseppe. L’uomo, seduto su uno scranno, sembra rimandare per la posa arcaizzante alla ritrattistica di primo Cinquecento, alla quale Santi di Tito s’ispira anche per le pieghe frante ma scultoree dell’abito. Sulla stessa tavola, probabilmente verso la fine degli anni settanta del Cinquecento, il pittore venne chiamato ad aggiungere le effigi di figli, quando probabilmente l’opera era già in cornice, e lo fece con una pittura più svolta e libera, in modo da raggiungere effetti naturalistici di maggiore sensibilità. Anche nel Ritratto di donna in esame, i volumi saldi e potenti della figura spiccano sul fondo monocromo della parete con un’evidenza che farebbe pensare alle figure eseguite dalla fine degli anni Settanta del Cinquecento, al pari, appunto dei due figli di Guido Guardi. Nato a Firenze nel 1536, Santi di Tito si form prima da Bastiano da Montecarlo per passare poi dal Bronzino, del quale conserv la preferenza per volumi luminosi e torniti, a cui aggiunse un'attenzione per la chiarezza compositiva e il naturalismo richiesti dai dettami della Controriforma, che lo portarono a guardare allo stile di Scipione Pulzone...

Seguace di Peter Paul Rubens, Due teste di apostoli Metà del XVII secolo, Olio su tela, cm 47,5x61 Il dipinto raffigura due teste di anziani ed è collocabile in ambito fiammingo. Potrebbe trattarsi del ritratto di due sapienti dell’ antichità , e in particolare di due filosofi caratterizzati da atteggiamenti opposti: quello di sinistra con lo sguardo verso terra, potrebbe ricordare Aristotele; quello di destra, con lo sguardo rivolto verso il cielo, il suo maestro Platone. In alternativa va presa in considerazione l’ ipotesi, forse più probabile, che si tratti di uno studio su due teste di apostoli che trovano posto nella zona inferiore dell’ assunzione della Vergine. // Follower of Peter Paul Rubens, Two Heads of Apostles Mid 17th century, Oil on canvas, 47.5x61 cm The painting depicts two heads of elderly people and can be placed in the Flemish context. It could be the portrait of two scholars of antiquity, and in particular of two philosophers...

Sebastàn de Llanos Valdès (circa 1605-1677) testa di santo martire Olio su tela, cm 50,5x72,5 Non vi sono dubbi in merito all’autografia del dipinto che spetta a Sebastian de Llanos y Valdes (1616-1677), come testimonia l’ iscrizione frammentaria posta nel margine inferiore destro della composizione. Il pittore spagnolo fu allievo di Herrera il Vecchio (1576-1656), poliedrico artista suo conterraneo, abile oltre che nel dipingere anche nella lavorazione del bronzo e nel campo della medaglistica. Nella famosa bottega dell’ Herrera, cui viene attribuito il ruolo di fondatore della famosa Scuola di Siviglia, gravitarono anche il tredicenne Velasquez, che vi rimase per un intero ano, e Ignacio de Riarte. Nel nostro dipinto raffigurante la testa...

Provenance: Torres Family Collection, Asunción, Paraguay, ca. 1967-2017 While the genre of portraiture flourished in the New World, very few examples of early Spanish colonial portraits have survived to the present day. This remarkable painting is a rare example of female portraiture, depicting a member of the highest echelons of society in Cuzco during the last quarter of the 17th century. Its most distinctive feature is the false beauty mark (called a chiqueador) that the sitter wears on her left temple. Chiqueadores served both a cosmetic and medicinal function. In addition to beautifying their wearers, these silk or velvet pouches often contained medicinal herbs thought to cure headaches. This painting depicts an unidentified lady from the Creole elite in Cuzco. Her formal posture and black costume are both typical of the established conventions of period portraiture and in line with the severe fashion of the Spanish court under the reign of Charles II, which remained current until the 18th century. She is shown in three-quarter profile, her long braids tied with soft pink bows and decorated with quatrefoil flowers, likely made of silver. Her facial features are idealized and rendered with great subtly, particularly in the rosy cheeks. While this portrait lacks the conventional coat of arms or cartouche that identifies the sitter, her high status is made clear by the wealth of jewels and luxury materials present in the painting. She is placed in an interior, set off against the red velvet curtain tied in the middle with a knot on her right, and the table covered with gold-trimmed red velvet cloth at the left. The sitter wears a four-tier pearl necklace with a knot in the center with matching three-tiered pearl bracelets and a cross-shaped earing with three increasingly large pearls. She also has several gold and silver rings on both hands—one holds a pair of silver gloves with red lining and the other is posed on a golden metal box, possibly a jewelry box. The materials of her costume are also of the highest quality, particularly the white lace trim of her wide neckline and circular cuffs. The historical moment in which this painting was produced was particularly rich in commissions of this kind. Following his arrival in Cuzco from Spain in the early 1670’s, bishop Manuel de Mollinedo y Angulo actively promoted the emergence of a distinctive regional school of painting in the city. Additionally, with the increase of wealth and economic prosperity in the New World, portraits quickly became a way for the growing elite class to celebrate their place in society and to preserve their memory. Portraits like this one would have been prominently displayed in a family’s home, perhaps in a dynastic portrait gallery. We are grateful to Professor Luis Eduardo Wuffarden for his assistance cataloguing this painting on the basis of high-resolution images. He has written that “the sober palette of the canvas, the quality of the pigments, the degree of aging, and the craquelure pattern on the painting layer confirm it to be an authentic and representative work of the Cuzco school of painting...

This stunning Old Master 17th century oil portrait painting is attributed to Francesco Fieravino, an artist famous in his day for still lifes and carpets. This painting which dates t...

Collections: Robert Gallon (1845-1925); Private Collection, UK. Oil on canvas laid down on panel Framed dimensions: 11.5 x 10 inches This highly engaging, previously unpublished portrait by Johan...

Procaccini was born in Bologna, but his family moved to Milan when the artist was eleven years old. His artistic education was evidently familial— from his father Ercole and his elder brothers Camillo and Carlo Antonio, all painters—but his career began as a sculptor, and at an early age: his first known commission, a sculpted saint for the Duomo of Milan, came when he was only seventeen years old. Procaccini’s earliest documented painting, the Pietà for the Church of Santa Maria presso San Celso in Milan, was completed by 1604. By this time the artist had made the trip to Parma recorded by his biographers, where he studied Correggio, Mazzola Bedoli, and especially Parmigianino; reflections of their work are apparent throughout Procaccini's career. As Dr. Hugh Brigstocke has recently indicated, the present oil sketch is preparatory for the figure of the angel seen between the heads of the Virgin and St. Charles Borrommeo in Procaccini's altarpiece in the Church of Santa Afra in Brescia (ill. in Il Seicento Lombardo; Catalogo dei dipinti e delle sculture, exh. cat. Milan 1973, no. 98, pl. 113). As such it is the only known oil sketch of Procaccini's that can be directly connected with an extant altarpiece. The finished canvas, The Virgin and Child with Saints Charles Borrommeo and Latino with Angels, remains in the church for which it was painted; it is one of the most significant works of Procaccini's maturity and is generally dated after the artist's trip to Genoa in 1618. The Head of an Angel is an immediate study, no doubt taken from life, but one stylistically suffused with strong echoes of Correggio and Leonardo. Luigi Lanzi, writing of the completed altarpiece in 1796, specifically commented on Procaccini's indebtedness to Correggio (as well as the expressions of the angels) here: “Di Giulio Cesare...

Signed and dated, lower left: Louise Hersent/ 1823 Provenance: Private Collection, Chicago, by 1996 Private Collection, Florida This charming portrait of a young boy is the work of Louise-Marie-Jeanne Hersent, a little-known woman artist of the French Restoration often identified by her maiden name, Mauduit. While Hersent—as we will call her here following the signature on the painting—has been understudied, the known details of her life and career reveal that she held a privileged position in artistic life in the early nineteenth century in Paris. She exhibited at the Salon from 1810 until 1824, and in 1821 she married the painter Louis Hersent, a successful pupil of Jacques-Louis David who was patronized by Louis XVIII and Charles X. It is likely through her husband’s royal patronage that Hersent’s Louis XIV Visits Peter the Great was purchased for the Royal Collection in Versailles. In 1806, while still Louise Mauduit, she painted a portrait of Napoleon’s youngest sister, Pauline Bonaparte...

Signed, inscribed and dated, lower right: 'Geo Dawe RA St Petersburgh 1819', also signed with initials, lower centre: 'G D RA'; and signed and inscribed verso: 'Geo Dawe RA Pinxit 1819 St Petersburgh'; Also inscribed on the stretcher by Cornelius Varley with varnishing instructions. Collections: Private collection, UK, 2010 Literature: Galina Andreeva Geniuses of War, Weal and Beauty: George Dawe...